Un freddo intenso ha investito la Bolivia la settimana scorsa. La parte bassa del Paese è stata interessata da un'ondata di aria gelida proveniente dall’Argentina, di un'intensità che non si registrava da dieci anni. È il surazo, corrente d’aria fredda e umida che sopraggiunge puntualmente in inverno, ma la cui portata è variabile di anno in anno. Anche i dipartimenti “in altura” hanno registrato nevicate sulle cime e forti gelate, che hanno causato alcuni danni all’agricoltura. Il Ministro dell’Istruzione ha disposto come contromisura di posticipare di mezz'ora l’inizio delle lezioni, e nelle regioni più fredde sono stati indetti tre giorni di chiusura delle scuole.
A Cochabamba (“la città dell’eterna primavera” dove non arriva mai il freddo vero, nonostante i 2.600 metri d’altura) si sono avuti solo due giorni di pioggia e forte vento, mentre sulla cordigliera circostante è giunta la cosiddetta nevada del Carmen. Si tratta di una nevicata che cade rigorosamente in prossimità della festa della vergine del Carmen, imbiancando le cime di Cochabamba. Secondo la tradizione indica l’arrivo dei giorni più freddi dell’inverno, dopodiché le temperature cominceranno gradualmente a salire.
Sabato e domenica sono stati centinaia i cochabambini che si sono recati alle pendici del Cerro Tunari (simbolo della città e la cima più elevata della zona, 5035 m slm) per toccare, fotografare e godersi la neve, costruendo pupazzi e scivolando coi copertoni sui pendii. È stato un piacere condividere con alcuni amici boliviani questa piccola gioia, che a dire il vero ha contagiato anche me, felice di pestare un po' di neve. Sempre bello d’altronde, siano Alpi o Ande.
Leonardo Buffa
casco bianco ProgettoMondo Mlal in Bolivia
mercoledì 21 luglio 2010
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