venerdì 2 luglio 2010

Brasile – Olanda. Malgrado la tristeza, Rio scende in piazza

E’ venerdì 2 luglio. Ci si sveglia con un pensiero, focalizzati: il Brasile si gioca il posto in semifinale.
Ore 11 calcio di inizio. Il Brasile parte all’attacco, battagliero e sicuro.
La squadra è unita e gioca con sintonia secondo precisi schemi strategici.
Gli olandesi si trovano davanti i mostri sacri del calcio in splendida forma.
E’ gol… si scatena il delirio! Una pioggia di petardi e tutta Rio de Janeiro che urla.
Tutto procede bene, gli animi sono positivi e precocemente fiduciosi nella vittoria.
I brasiliani sono felici, uniti e orgogliosi della propria squadra mentre sono sulla cresta dell’onda.
Ma qualcosa comincia ad andare storto dal secondo tempo.
Si commettono molti falli, simulazioni. Gli olandesi individuano il tallone d’achille della squadra sudamericana: sotto pressione perdono la testa.
E così anche la tifoseria. Gli olandesi segnano un gol, dopodiché il tifo si indebolisce prendono il sopravvento tensione e preoccupazione. Hanno già perso la fiducia.
Al secondo gol della squadra dalla maglia arancione, si ripentono frasi del tipo: “Basta!... è finita!”.
Noi italiani - forse perché siamo abituati agli azzurri che in passato hanno vinto a pochi minuti dal fischio di fine – eravamo ancora fiduciosi in una ripresa, sostenendo il Brasile fino alla fine.
Gli olandesi li provocano, li mettono sotto pressione. Il culmine arriva con l’eliminazione di Felipe Melo e i giocatori cedono, perdono la testa e con essa il gioco di squadra, lo schema e la possibilità di vincere.
Un primo tempo giocato molto bene da parte del Brasile e bello da guardare. Ma nel complesso non è stata una partita da ricordare. Un gioco macchiato dai troppi falli, troppe simulazioni e azioni poco limpide.
Con rassegnazione arriva il fischio di fine, che decreta anche la fine della partecipazione del Brasile ai Mondiali 2010. Con rabbia si assiste alle immagini degli storici rivali argentini che festeggiano a Buenos Aires la perdita.
Ma non tutto è perduto perché Rio de Janeiro si era già organizzata con varie feste in giro per la città in previsione di un’eventuale vincita. Ormai non vale la pena buttare tutto all’aria “solo per una sconfitta”. Malgrado la tristeza palpabile, si scende in strada e si festeggia comunque con samba, birra e le immancabili magliette gialle.

Sarah Reggianini
casco bianco ProgettoMondo Mlal in Brasile

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