La regione di Cordoba, e in particolare la città capoluogo, è stata caratterizzata negli ultimi anni da una crescita demografica importante. Attualmente sono circa tre milioni gli argentini che risiedono nella regione (1,5 milioni solo nella città di Cordoba) e, ovviamente, i consumi energetici sono notevolmente aumentati.
Nel periodo estivo, ad esempio, il fortissimo calore che caratterizza la regione, con temperature che -solo due settimane fa- sono arrivate a toccare i 48 gradi, obbligano, almeno la parte della popolazione che se lo può permettere, l’uso dei condizionatori, cosa che, insieme agli altissimi consumi delle zone turistiche limitrofe e al ritmo lavorativo di una città in grande attività, fa salire vertiginosamente il consumo di energia elettrica.
Vicino alla città di Cordoba si trova il paese di Malvinas Argentinas, che ospita da sempre il centro di produzione elettrica della regione, caratterizzato da tre enormi trasformatori che producono il totale del fabbisogno elettrico dell’area.
Pochi giorni fa, secondo l’informazione data da giornali e telegiornali, uno dei tre trasformatori, tutti molto datati e abituati a produrre energia con un ritmo vecchio di 50 anni, ha ceduto all’enorme richiesta e si è fuso, provocando come consegueza un calo di produzione energetica giornaliera del 25% rispetto a quella necessaria alla regione per vivere.
La conseguenza è che la regione di Cordoba, almeno fino al 15 febbraio, giorno per il quale viene annunciata l’installazione del nuovo generatore, si troverà a gestire una complessa, quanto inedita, situazione di crisi energetica.
Bisogna quindi risparmiare per non creare nuovi collassi.
Da lunedì 25 gennaio l’azienda EPEC (Empresa Provincial de Energia de Cordoba), che gestisce l’energia in tutto il territorio, ha annunciato tagli di corrente di 6 ore giornaliere, divisi per settore, in tutta la città, e in diversi paesi della provincia, fatta eccezione per gli ospedali (che si trovano nel cosiddetto “settore sanitario”) e delle affollatissime località turistiche, il cui introito garantisce la sussistenza economica necessaria alla regione per vivere l’intero anno seguente.
La situazione, con annesse polemiche e proteste, fa tornare prepotentemente al centro dell’attenzione il problema dell’energia e della necessità di creare adeguate politiche di produzione e consumo per il futuro.
Un tema che naturalmente non riguarda solamente Cordoba, ma l’intero pianeta.
A livello socio-economico la situazione si presenta difficile e complessa, tanto più che molti cittadini si lamentano del fatto che gli orari in cui si sono organizzati i tagli di corrente nei singoli quartieri - comunicati attraverso Internet e i quotidiani - in diversi casi sembra non siano stati rispettati, creando disagi ancor più intensi per le famiglie, nonché situazioni rischiose, in particolare per quella parte più vulnerabile della popolazione (basti pensare agli anziani), che non sempre può accedere con semplicità ai mezzi di informazione.
Molte famiglie non possono svolgere le attività quotidiane piú elementari, come cucinare, accendere di notte le luci di casa, prendere un ascensore senza il rischio di rimanerne imprigionati per ore..
I commercianti protestano con forza e richiedono ora una programmazione minuziosa degli orari per organizzarsi adeguatamente con il lavoro. D’altra parte, il rischio è oggettivamente elevato, basti pensare ai negozi di alimentari che potrebbero perdere le proprie derrate alimentari (carne e latticini in particolare) a causa della mancanza di energia, con gravi conseguenze economiche. E, come dimostra la preoccupazione dell’Istituto di Salute Municipale, i problemi in questo caso sono anche di tipo igienico sanitario per la popolazione. Per non parlare del rischio che i tagli di luce improvvisi comportano a livello di sicurezza quando, interi quartieri, rimangono da un momento all’altro senza luce, le strade si fanno silenziose e completamente buie con un verosimile aumento del rischio di aggressioni alle persone e rapine ai negozi.
E mentre le autorità promettono “più organizzazione e indennizzi per le perdite economiche ai commercianti”, anche il dibattito politico si fa rovente. L’opposizione accusa il governo regionale di avere gestito male e improvvisato la propria politica energetica negli ultimi anni, senza investire nel rafforzamento delle centrali produttive e in una politica di sensibilizzazione al consumo energetico rivolta alla popolazione. Le conseguenze attuali, se peggiorassero, potrebbero portare alla perdita di migliaia di posti di lavoro e a disagi gravissimi per tutto il Paese.
Ai cittadini comuni non resta che aspettare e sperare che il problema si risolva presto, cercando con i mezzi a propria disposizione di partecipare alla discussione pubblica, di far ascoltare la propria voce e opinione.
L’altra sera, nel buio della mia abitazione, dove la luce è mancata senza preavviso per tre ore, ascoltavo, attraverso una radio a batterie, le varie dichiarazioni di molti ascoltatori che intervenivano protestando e proponendo i loro punti di vista.
Mi ha colpito l’intervento di una signora che, con pacatezza e serenità, si chiedeva come mai, in un momento di così forte crisi energetica, mentre il suo quartiere si trovava isolato e completamente al buio, nel quartiere a fianco, dall’altra parte della strada, i campi da tennis, completamente vuoti, fossero illuminati a giorno da grandi riflettori…
Forse è tempo di investimenti “energetici”, sopratutto da un punto di vista umano.
Forse è il caso di cambiare il nostro stile di vita.
di Nicola Bellin
ProgettoMondo Mlal Argentina
venerdì 29 gennaio 2010
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