giovedì 14 gennaio 2010

NOTA DELL’AMBASCIATA: NICOLAS STA BENE

A quasi 48 dalle prime scosse del terremoto che ha sepolto viva la capitale di Haiti, Port au Prince, finalmente un’altra piccola buona notizia –seppure indiretta- del nostro cooperante Nicolas Derenne, 30enne scampato miracolosamente al terremoto.

Una mail firmata da una funzionaria dell'Ambassade de France, Cécile Petereit, ma inoltrata da una terza persona a un piccolo elenco di indirizzi, conferma che le persone ricoverate presso la loro sede di Haiti sono in salvo e che “si stanno dando da fare tutti insieme per aiutare per quanto possibile nei soccorsi la popolazione. Pur tuttavia – si legge ancora nella nota- “non possono comunicare verso l’esterno, non c’è collegamento internet, né satellitare né funzionano i cellulari”.
Infine, si legge quella che dovrebbe suonare come una sorta di rassicurazione: “Sebbene la situazione si stia progressivamente deteriorando a livello igienico e di sicurezza, l’evacuazione è ancora possibile…”.

Dunque Nicolas sta bene e si è messo completamente a disposizione dei soccorritori. Ma queste 48 ore di assoluto impenetrabile silenzio, e anche il tono di questa nota ufficiale, confermano che l’interruzione delle linee e dei collegamenti ha di fatto non solo tagliato fuori lui e gli altri dal resto del mondo, ma ormai anche dal resto della città. Haiti è ormai totalmente fuori controllo.

I siti dei mass media francesi dicono per esempio che centinaia di persone si trovano accampate nei giardini dell’ambasciata. In queste ore, dunque, anche soltanto un giardino costituisce un riparo dalla strada che è ormai teatro di dolore e di violenza.
Le notizie che arrivano dalle strade sono infatti sempre più spaventose. La disperazione, la fame, la sete e il dolore cieco, hanno letteralmente fatto esplodere la situazione. Nostri amici a Port au Prince, come i Camilliani, ci raccontano che il loro Centro è diventato asilo di decine e decine di feriti gravissimi, di persone senza gambe, braccia, che ormai cercano soltanto un posto dove morire in pace. Infatti l’unico ospedale non crollato nel sisma, già poche ore dopo, non accettava più feriti.
E poi l’acqua sta finendo, le provviste di cibo sono esaurite o sparite, delinquenti fuggiti dalle carceri, ma anche gente semplicemente disperata, prende d’assalto qualsiasi cosa e qualsiasi persona abbia qualcosa da essere rubato.
Dunque non è possibile girare per la città, né probabilmente spostarsi di quartiere. Se è vero che il nostro Nicolas ieri aveva affidato a voce, a una conoscente incontrata per caso, l’incarico di pubblicare appena possibile su Facebook la semplice notizia che “lui sta bene, che non c’è da preoccuparci per lui”.

Ma niente di più. Perché come aggiungerebbe sicuramente lui stesso se potessimo chiederglielo, quelli di cui dobbiamo preoccuparci ora sono gli haitiani.

1 commento:

  1. nic derenne15.1.10

    avete ragione ;-)
    Non l'ho aggiunto nella mail che vi ho mandato, perchè so che lo sapete. Bisogna occuparsi degli haitiani adesso!
    a presto, un abbraccio
    nic

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