
“La luce, l’acqua, i servizi base non sono mai stati alla portata di tutti, nemmeno nella capitale”. Enrico, 35 anni di Oristano, conosce bene questo Paese che l’ha ospitato e ci descrive una capitale già da decenni fatiscente, tutta arroccata sul pendio di una collina bucata, dove gli edifici, molti costruiti con materiali scadenti, si accavallano e sono privi di qualsiasi caratteristica antisismica. “Considerata l’entità del sisma – dice con un filo di voce - non oso immaginare come possa essere ridotta oggi. Immagino inoltre la difficoltà nei soccorsi, data la fragilità logistica e la debolezza delle strutture”.
“Il Paese manca da sempre di un coordinamento forte – dice - tra le strutture e il suo territorio. E questo sarà forse uno degli aspetti che renderanno più difficili il soccorso e il riordino della città. Senza considerare i rischi dello sciacallaggio”.

Ora certo non è facile pensare al dopo terremoto, ma chiediamo a Enrico quali potrebbero essere i primi passi da compiere per ristabilire un giorno anche un quotidiano normale: “Credo – dice lui- che sia importante innanzitutto sostenere l’emergenza di queste ore con l’attivazione di raccolte fondi, e nel frattempo studiare una collaborazione con le Ong già presenti ad Haiti per migliorare il coordinamento generale del territorio, affinché gli aiuti seguano una precisa progettualità e la rinascita della città avvenga principalmente dal protagonismo dei propri cittadini”.
Per chi volesse partecipare alla ricostruzione di Haiti, versamenti su
Banca Popolare Etica IBAN IT 07 J 05018 12101 000000511320
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