Ho sentito ieri sera gli amici Camilliani. Cipriano mi ha raccontato dei morti che sono ovunque, dei feriti che si trascinano al loro Centro senza mani, senza piedi, né braccia e che cercano un angolo per terra in attesa di morire…
Mi ha raccontato di centinaia di persone che vagano per strada senza meta, cercando con la disperazione della fame e del dolore, acqua e cibo… E allora è purtroppo obbligatorio chiedersi: ma come faranno a portare l’acqua a Port au Prince?
Come faranno a portare cibo e acqua necessari a sfamare una città di 2 milioni di persone? Una città che era già in ginocchio prima di questo terremoto.
Il ricordo delle baraccopoli arroccate sulle colline, o delle case in mezzo alle fogne a cielo aperto, che si vedevano lungo la strada per Leogane, fa capire quanto sia inverosimile e difficile in questo momento intervenire.
Come faranno a portare acqua e cibo là dove per secoli nessuno ha fatto il minimo sforzo per far sì che le persone avessero acqua e cibo?
Come faranno a ricostruire un Paese che non è mai stato costruito. Ma su cui tutti hanno fatto sempre i propri interessi?
Giuseppe Cocco
ProgettoMondo Mlal Centro America
giovedì 14 gennaio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento