L'equipe dei 4 operatori di ProgettoMondo Mlal, rimasti loro malgrado coinvolti nei disordini in cui è sfociata la manifestazione popolare contro il rincaro dei prezzi in Mozambico, è rientrata in Italia. Se si escludono i pochi momenti di oggettiva tensione vissuta anche a livello personale, l’attenzione di tutti loro è rivolta oggi ai partner mozambicani che in queste ore hanno vissuto e stanno ancora vivendo una situazione di disagio e, più in generale, un ulteriore inasprirsi delle condizioni di vita quotidiane già difficilmente accettabili fino ad oggi: “Non scrivete di noi operatori… Spiegate cosa sta succedendo in Mozambico!”.
Abbiamo allora raccolto le prime impressioni di Ivana Borsotto, vicepresidente di ProgettoMondo Mlal, in Mozambico per rappresentare la nostra Ong a un seminario internazionale co-promosso dal Ministero di Giustizia africano e il nostro Ministero degli Affari Esteri.
Passate le ore di maggiore confusione, è stato possibile per voi capire meglio cosa sia successo?
L’incremento del prezzo del grano e di altri prodotti alimentari di base e del petrolio, dovuto anche alle speculazioni internazionali, ha indotto il governo mozambicano ad aumentare, a partire dal primo settembre, il prezzo del pane, del riso, dell’acqua, dell’elettricità, della benzina e dei servizi di trasporto pubblico, solo fino al giorno prima sovvenzionati dallo Stato.
Già nei giorni precedenti il clima sociale si era acceso con un fitto tam tam di sms per organizzare una protesta.
Il mattino di mercoledì primo settembre folti gruppi di persone, in prevalenza giovani, si sono riversate nelle strade delle periferie di Maputo, e in particolare hanno bloccato la via principale di accesso all’aeroporto.
La manifestazione ha avuto risvolti violenti con l’assalto a negozi e grandi magazzini, a distributori di benzina e ai terminal dei servizi di trasporto.
Proprio in queste ore il ministro della Salute, Ivo Garrido, ha annunciato che il numero delle vittime è salito a 13.
Vi aspettavate che potesse accadere tutto questo?
Si poteva pensare che gli aumenti avrebbero provocato una protesta: già nel 2008 in Mozambico, come in molti altri Paesi africani, come il Kenia, la Somalia e l’Egitto si erano avuti violenti scontri di piazza per il forte aumento dei prezzi dei generi alimentari.
In effetti i prodotti alimentari rappresentano oltre i due terzi del bilancio delle famiglie mozambicane: ogni aumento ne mette dunque a repentaglio la sopravvivenza.
Inoltre al momento 1 litro di benzina costa 1 euro mentre il salario medio non supera i 50 euro al mese.
L’aumento dei prezzi può dunque innescare gravi tensioni sociali e rivolte popolari anche in realtà come quella del Mozambico dove negli ultimi anni si erano ottenuti positivi risultati di crescita economica grazie a investimenti in campo agricolo, minerario e turistico.
E in generale com’è la situazione socioeconomica del Mozambico ?
L’aumento dei prezzi incide in misura particolarmente accentuata in un Paese in cui i poveri sono il 50% della popolazione, il 37% vive con meno di 1 dollaro al giorno e il 56% non ha accesso all’acqua.
In un Paese in cui il 75% degli abitanti sopra i 15 anni è analfabeta e dove l’aspettativa di vita non arriva ai 50 anni.
In un Paese in cui oltre il 60% del grano consumato viene importato e dunque drammaticamente esposto alle fluttuazioni dei mercati internazionali.
In un Paese indipendente solo dal 1975 dopo una lunga guerra di liberazione, e che risente ancora delle profonde ferite e delle distruzioni della guerra civile terminata solo nel 1991.
Cosa fa ProgettoMondo Mlal in Mozambico?
Noi siamo presenti da 8 anni nel Paese e siamo impegnati, in collaborazione con il Ministero della Giustizia e con la Direzione Nazionale delle Carceri del Mozambico con 2 progetti - sostenuti dal Ministero degli Esteri Italiano e dall’Unione Europea - per il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri, per la difesa dei diritti delle donne e dei minori carcerati e per il reinserimento sociale dei detenuti. In concreto i nostri progetti si stanno traducendo nel risanamento igienico e sanitario delle strutture carcerarie, nell’avvio di attività agricole (orti e allevamento di pollame) che migliorino la dieta alimentare dei detenuti, in corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale e nella promozione di microimprese per il reinserimento lavorativo dei detenuti.
Come mai vi trovavate in così tanti a Maputo?
La nostra presenza in queste settimane in Mozambico era dovuta ad una missione di verifica dello stato di avanzamento dei progetti e all’impegno in un Seminario Internazionale sul sistema carcerario promosso dal nostro Ministero degli Esteri, dal Ministero di Giustizia del Mozambico e dall’Università Cattolica di Nampula.
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