Il raddoppio del prezzo del pane è stato solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo. Sono mesi che la popolazione mozambicana è ridotta alla fame e in soli 90 giorni la moneta locale ha perso quasi 10 punti rispetto all’euro, passando da 41 metikais a 49 per 1 euro. Al momento 1 litro di carburante costa 1 euro, mentre il salario medio di un mozambicano continua a non superare i 50 euro al mese. Il che si riflette poi inevitabilmente sulla vita quotidiana, dunque sullo spostamento delle singole persone.
Così già alla vigilia dell’annuncio ufficiale del governo sul nuovo rincaro, era partito un tam tam di sms per organizzare la manifestazione di protesta. Si dice che la rivolta sia partita dalle periferie, una manifestazione “spontanea”, che nemmeno la polizia si aspettava così numerosa, e che –data la tensione- fosse anche verosimile immaginare portasse con sé disordini, sangue e violenza.
Il bilancio degli scontri con la polizia non è ancora ufficiale ma stamattina si parlava di almeno 10 morti e 100 arresti.
“Di fronte a ciò che sta succedendo nelle strade di Maputo – ci dice al telefono Ivana Borsotto, vicepresidente di ProgettoMondo Mlal, che nelle scorse ore è riuscita a lasciare la capitale per raggiungere la città di Nampula dove oggi è relatrice al seminario internazionale promosso da Italia e Mozambico sul tema dei diritti umani in carcere- viene davvero da chiedersi come sia possibile che nel 2010 tante popolazioni siano condannate a vivere così miseramente, pronte a morire in pochi secondi per niente… Noi stessi, nel tragitto per l’aeroporto abbiamo respirato tutta la tensione di queste ore. Anche il tassista, benché avesse accettato di portarci, era davvero terrorizzato. E sebbene fossero già passate delle ore dall’inizio della rivolta, le strade erano ancora ingombre di pneumatici e cassonetti in fiamme, le poche persone per strada avevano dei volti stralunati e se non fosse arrivata la camionetta della polizia per scortarci via da quella zona della città, ci saremmo trovati davvero in grande difficoltà…”.
“Offrire la propria vita per protestare contro l’aumento dei prezzi – dice ancora Borsotto- dovrebbe darci la misura di quanto sia grave la situazione. Tutto questo, infatti, sta accadendo in un Paese in cui i poveri sono il 50% della popolazione e il 37% vive con meno di 1 dollaro, dove il 56% delle persone non ha accesso all’acqua e solo il 37% può contare su un qualche servizio igienicosanitario, in un Paese in cui il 75% dei suoi abitanti sopra i 15 anni è analfabeta e dove l’aspettativa di vita non arriva ancora ai 41 anni… La gente che stiamo incontrando in queste ore si sente doppiamente tradita. Molti sanno che la crisi economica è internazionale, che l’aumento della benzina è legato a molti altri fattori che non hanno a che fare strettamente con il Mozambico, ma non comprendono come possano aumentare addirittura del 20% i prezzi di acqua e luce, servizi erogati dal governo, né come possano da un giorno all’altro raddoppiare il prezzo del pane..."
Oggi gli operatori di ProgettoMondo Mlal hanno comunque ripreso le proprie attività, anche se in città la situazione rimane molto tesa. Il direttore Valentino Piazza, il capoprogetto Stefano Fontana e la coordinatrice dell’ufficio Progetti, Luisa Casonato, sono ancora in capitale a Maputo, mentre gli altri 4 cooperanti della Ong veronese, Cristiano Bolzoni, Ivana Borsotto, Angela Magnino e Fabio Berselli, sono tutti a Nampula, perché impegnati in un seminario sul sistema carcerario co-promosso dal nostro Ministero degli Affari Esteri italiano, con il Ministero di Giustizia del Mozambico e l’Università cattolica di Nampula.
ProgettoMondo Mlal, da 8 anni in Mozambico con programmi di sviluppo, è attualmente impegnata in due interventi nelle carceri per il reinserimento sociale dei detenuti, la difesa dei diritti delle donne carcerate e dei minori.
per maggiori informazioni: www.progettomondomlal.org
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento