
Sin da piccolo ha dovuto provvedere a se stesso. La madre lavora da tempo in Costa Rica, costretta a migrare per trovare un impiego: realtà comune in molti mondi da una parte all'altra dell'oceano. Il poco denaro inviato alla famiglia veniva speso in liquore dalla sorella e dal cognato del piccolo Hugo: l'uso eccessivo di sostanze alcoliche rimane una forte problematica tanto in Nicaragua come in molti altri paesi centramericani.
Cosí Hugo ha trascorso l’infanzia per strada, dapprima chiedendo l'elemosina, poi come lustrascarpe, mestiere molto diffuso trai bambini. Con il magro guadagno è riuscito a mantenere i sette cuginetti, e con costanza e determinazione anno dopo anno ha migliorare il suo impiego: da lustrascarpe a venditore di acqua fresca, da venditore ambulante di pomodori e cipolla a ragazzo dei raspados: una granatina imbevuta di sciroppi dolcissimi, offerta da spericolati tricicli che percorrono le assolate strade di Chinandega.
Nonostante l'opposizione della famiglia, a tredici anni Hugo ha deciso di frequentare la scuola e, studiando nei fine settimana, è riuscito a portare a termine l’istruzione primaria e iniziare le scuole secondarie. Proprio durante i corsi, ha conosciuto la sua compagna, piú giovane di due anni, con cui presto è andato a vivere.
Ogni giorno si è impegnato, e continua a impegnarsi, per raggiungere le mete che si propone.
Cinque anni fa, con la nascita di suo figlio, ha lasciato gli studi e da allora ha svolto differenti lavori, puntando sempre a migliorare le sue condizioni finché non ha incontrato la sua vera passione: la fotografia e la grafica. Un mestiere che, però, necessita di una strumentazione abbastanza costosa: per questo non ha mai potuto lavorare autonomamente e regolarmente in questo campo.

Adesso Hugo vive nel quartiere della sua infanzia, ma la sua vita è decisamente diversa: ha aperto uno studio di fotografia e grafica e questa sua piccola impresa riesce a mantenere sia la sua famiglia che i suoi due dipendenti. È riuscito a rendersi indipendente e affittare una piccola casa dove vive con la moglie e il piccolo. Soprattutto è riuscito a evitare di emigrare nel vicino Guatemala in cerca di lavoro, opportunità che poco prima di conoscer il progetto aveva preso seriamente in considerazione nonostante implicasse l’abbandono del focolare domestico.
Ora può offrire a suo figlio le tante opportunità che a lui sono mancate. Continua a essere un ragazzo semplice ma è deciso a continuare a impegnarsi per raggiungere i suoi obiettivi ... e non a caso quest'anno la sua squadra di calcio si è classificata per le finali dipartimentali.
Marianna Tamburini,
casco bianco ProgettoMondo Mlal in Nicaragua
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