mercoledì 8 settembre 2010

A Qalauma si torna a vivere, oltre la detenzione

"In tutta la giornata non mi sono sentito prigioniero. E nemmeno giudicato: una sensazione che non sentivo da tempo”. “Mi sono sentito un giovane normale”. Sono le riflessioni dei carcerati di San Pedro che il centro Qalauma, nato con ProgettoMondo Mlal per reintegrare nella società adolescenti emarginati e grazie a un accordo con il Governo, ha potuto ospitare tra le sue mura nel mese di agosto. Per ora sono state gestite due visite, tra il 10 e l’11 e il 24 e 25 agosto, ma la volontà è quella di permettere che questo scambio si svolga almeno due volte al mese. Nelle prime date, undici ragazzi di San Pedro sono stati coinvolti in questa esperienza che li ha visti partecipare a giochi, riflessioni, scambi e convivenza. Con noi anche un gruppo di 16 volontari spagnoli di “Proyecto Solidario” e una coppia di italiani (Silvia e Stefano) che stavano trascorrendo una vacanza qui in Bolivia.
Eravamo tantissimi, abbiamo giocato a pallone, pranzato tutti assieme e provato alcuni esercizi di rilassamento, in alternativa alla classica pennichella pomeridiana. Il tempo è volato e poco dopo era già l’imbrunire. Alla sera ci siamo divertiti con i giochi in scatola: faceva freddo, del resto Qalauma è situata a 4000 metri sul livello del mare, ma la voglia di stare insieme era troppo grande per arrendersi e quindi sono stati superati i piccoli disagi causati dalla temperatura. A ognuno è stata assegnata una stanza, con lenzuola, coperte e asciugamano e alle 22.30 si sono spente le luci e tutti si sono lasciati andare con serenità tra le braccia di Morfeo. La mattina successiva i ragazzi erano tranquilli, “ho dormito senza nessuna preoccupazione”, “mi sono addormentato contento, dopo avere trascorso una giornata diversa da molte altre”. Si sono fatte attività ricreative e, dopo pranzo, una partita di calcio. Poi, con un po’ di amarezza, nel tardo pomeriggio i ragazzi sono tornati nel carcere di San Pedro, non prima di aver commentato le 2 giornate passate insieme: tutti hanno detto qualcosa, ognuno ha espresso la propria gratitudine e qualcuno si è lasciato andare con qualche lacrima. “Questa è una vera famiglia, tutto l’affetto che avrei voluto ricevere dalla mia, lo sto ricevendo adesso”. “Pensavo di non sapere più ridere, né di divertirmi come un bambino”.
Parole che hanno toccato il cuore di tutti dando a noi dell’equipe una carica e un entusiasmo ancora più grande per vivere al meglio l’esperienza successiva.
Così il 24 e il 25 agosto si è ripetuta l’iniziativa e sono state di nuovo giornate indimenticabili. Questa volta ci sono venuti a trovare 17 ragazzi: la loro e la nostra emozione era fortissima, finalmente la struttura di Qaluama è stata vissuta e messa alla prova. Le difficoltà di coordinazione con il Governo per gli alimenti, per i permessi e per la logistica nel trasferimento sono state molte, ma alla fine tutto si è risolto e i ragazzi sono arrivati a Qalauma verso le 11 di mattina. Alcuni di loro non conoscevano ancora questo edificio, così abbiamo cominciato con una visita guidata di tutti gli ambienti. Poi si è proseguito con giochi, momenti di conoscenza e il pranzo, graditissimo quanto gli applausi interminabili che abbiamo ricevuto. Nel pomeriggio abbiamo presentato ai ragazzi la “terapia occupazionale”, che consiste nella prima fase di accoglienza del programma educativo APAC, cui Qalauma fa riferimento. Ciò che si vuole incentivare con questa metodologia sono i lavori artigianali di precisione e rifinitura. L’obiettivo educativo di questa attività sta nel controllo dell’ansia e della rabbia attraverso la concentrazione in un lavoro di precisione.
Allo stesso modo questo costituisce un momento di relax e soprattutto di coscienza: le stesse mani che hanno commesso delitti sono capaci anche di creare cose meravigliose. Così si sono svolti i laboratori di marionette e di pittura con risultati ottimi e per tutto il pomeriggio i ragazzi si sono immersi in qualcosa di interessante e nuovo. Anche dopo la cena, abbiamo proseguito la serata in compagnia, cantando, giocando e ridendo. La notte è passata tranquilla e il giorno dopo è cominciato nel migliore dei modi: i ragazzi sono stati svegliati dalle note di Chopin! Dopo una buona colazione si sono ripuliti gli ambienti e poi si è dato spazio all’attività sportiva. Anche i poliziotti hanno giocato con i ragazzi e lo stupore per il divertimento e la complicità che si è creato è stato grande per entrambe le parti. Prima che i ragazzi tornassero a San Pedro si è fatto anche con loro un momento di riflessione e di valutazione delle due giornate. I commenti sono stati oltre le aspettative. “Per la prima volta ho visto che la polizia non è tanto cattiva come sembra: in fondo sono persone come noi. Me ne sono reso conto quando abbiamo giocato e i poliziotti si sono tolti la giacca della divisa. Sono persone come noi e sanno divertirsi senza violenza. Per un attimo si sono smascherati del loro ruolo per mostrarci chi sono". “Grazie a tutta l’equipe per essersi fidata di noi”. “Qui dentro mi dimentico di tutti i problemi che ho, della droga e della violenza e, per la prima volta dopo mesi, ho dormito serenamente”. “Questa è un’ottima opportunità per me e l’attenzione che mi avete dato resterà sempre nei miei ricordi”.
Parole che ci commuovono e che raccontano tanto su questi ragazzi: sono persone che hanno voglia di vivere e vogliono cambiare la loro vita, sanno che sarà difficile e hanno bisogno di sapere che non solo soli, e questo lo hanno capito bene coloro che hanno avuto la possibilità di condividere con noi le mura di questo centro. I 17 ragazzi son gli stessi con cui lavoriamo ogni giorno nel carcere di San Pedro, ma qui a Qalauma li abbiamo visti riprendere in mano la loro vita.
San Pedro è un carcere dove i detenuti si sentono liberi perché con gran facilità acquistano e consumano droga, ma in realtà sono solo prigionieri di loro stessi e non riescono a trovare un valido motivo di riscatto. A Qalauma, invece, si possono esprimere, possono conversare con altre persone, non solo carcerati come loro, ma anche con i poliziotti e con noi dell’equipe. Qui le critiche sono ben accette e considerate costruttive, a San Pedro una parola di troppo può costare la vita e allora in fin dei conti è meglio perdersi nella realtà artificiale della droga. Non è questo che vogliamo per questi ragazzi e le giornate trascorse sono state solo una “puntata pilota” di un programma che, dato il successo, speriamo di poter ripetere a lungo.

Ester Bianchini
casco bianco ProgettoMondo Mlal in Bolivia

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