Rio de Janeiro - Non puoi non accorgerti che sono iniziati i Mondiali. In Brasile –e l’apoteosi è qui a Rio de Janeiro- anche chi non è appassionato di calcio ne respira da settimane l’aria a pieni polmoni. Semplicemente si è tutti, da giorni e giorni e 24 ore su 24, in un grande rutilante Maracanà. Ovunque spiccano offerte e promozioni speciali legate ai Mondiali, bandierine sulle auto, bandiere alle finestre, sui chioschi, per strada. Tutti i locali sono addobbati come gli spalti del mitico stadio brasiliano, persino i cartelli stradali sono stati ridipinti di gialloverde.
Ed è arrivato il giorno di Brasile-Corea (15 giugno). Fin dalle prime ore, si sono moltiplicate le bancarelle di magliette del Brasile, trombette da stadio risuonano senza sosta, tutti hanno indossato qualcosa di gialloverde, molti la maglia della nazionale con, a piacere, ornamenti cappellini e fischietti. La febbre contagia anche le persone di una certa età. Pare anche a noi che non avere addosso qualcosa di gialloverde porti male.
Dappertutto ci sono avvisi ufficiali e cartelli posticci che avvisano che, nel pomeriggio a partire da un’ora prima dell’inizio della partita e ben oltre un’ora dopo, banche, negozi supermercati e uffici saranno chiusi.
E arriva anche il fischio d’inizio: il traffico rallenta, gli autobus spariscono,la metro funziona a singhiozzo, i taxi non rallentano alla chiamata dei clienti e tirano dritto, le saracinesche vengono abbassate, i pedoni accelerano il passo ….
Il clima di attesa si avverte dal rumore da stadio che cresce. Avenida da Copacabana (arteria a 4 corsie percorsa contemporaneamente da decine di autobus) sembra colpita da una calamità. E’ tutto silenzioso …. A Copacabana rimane esclusivamente l’andirivieni dei turisti sul lungomare, i brasiliani ancora a piedi si affollano davanti al maxischermo da 20 mila posti allestito in spiaggia.
Il gioco è cominciato. Dopo una giornata di suoni e rumori, un nuovo silenzio irreale viene rotto solo dalla risacca delle onde, le strade sono deserte e a parlare sono solo decine e decine di teleschermi e, dove non c’è una TV in funzione, sono sufficienti le scale di un qualsiasi condominio per seguire comunque la telecronaca a tutto volume.
Arriva il gol del Brasile. Scoppia un interminabile urlo collettivo. Salti, petardi e fuochi d’artificio, ovunque. Niente è più stabile e fermo. Come se fossimo tutti –ma proprio tutti- dentro al Maracanà.
La partita è finita e il Brasile ha vinto e si festeggia con danze e musica. Ma anche ore dopo non tutto torna alla normalità, non tutti i negozi riaprono, e solo molto lentamente la metro riprende il ritmo normale.
Intorno a noi ci sono molte meno persone che si muovono. Sembra di assistere al lento risveglio di una città in un giorno festivo. L’impressione è proprio che, dopo un piccolo grande sogno, si sia tornati alla realtà.
Massimo Mengalli
ProgettoMondo Mlal Italia
mercoledì 16 giugno 2010
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