Per problemi di visto ho dovuto programmare un rapido rientro in Italia.
Parlandone con amici, questi mi chiedevano: “Che giorno devi rientrare?”
“Il 15 giugno” rispondevo.
La loro espressione si incupiva e mi dicevano: “Ma come? Quel giorno il Brasile giocherà la sua prima partita del mondiale!?”.
Spiegazioni riguardanti il fatto che dovevo uscire dal paese se no sarei diventata clandestina non sembravano essere esaurienti... alla fine capisco, ci sono delle priorità!
Beh, il fatidico giorno della mia partenza, o meglio, della prima partita del Brasile, è arrivato. La partita sarà alle 15.30. Già dalla mattinata si sentono i clacson delle auto suonare all'impazzata.
É da qualche mese che la città si prepara. I palazzi e i condomini si sono organizzati ognuno con le proprie decorazioni, i bar, le strade, le auto Rio de Janeiro è tutta verde, gialla e blu.
Io non ami particolarmente il calcio, ma con piacere mi lascio travolgere dall'atmosfera dei mondiali.
Mi avvertono che se devo raggiungere l´aeroporto proprio all'ora in cui comincia la partita è meglio partire prima almeno un´ora prima perché “...non puoi capire, la città si paralizzerà!”.
Ma lo capisco immediatamente quando esco di casa: tutti, dico tutti, indossano la maglietta della nazionale, dal signore in giacca e cravatta, alla donna con gonna e tacchi, alla vecchietta con la bandana in testa. Tutti i negozi sono chiusi, banche, supermercati.
Mi avventuro verso l´aeroporto, fermo un taxi e avverto l´autista che devo andare “fino all'aeroporto Galeão”. Guarda l´orologio e mi risponde “salta su, veloce, che ce la facciamo”. Quello che intende è che se mi sbrigo lui ce la farà ad andare e tornare in tempo per il fischio d´inizio.
Perfetto. Arrivo in aeroporto vengo scaraventata davanti alle porte d´entrata e un “ciao” viene accompagnato da una sgommata.
La partita ha inizio. Davanti alla porta d´imbarco c´è un negozio Duty-Free, dove trovo un folto agglomerato di persone, uomini, donne, anziani e bambini, tutti in silenzio con gli occhi incollati all'unico televisore.
Il Brasile sta giocando male, gli spettatori sono frustrati. L´inizio dell'imbarco del mio volo è annunciato. Nessuno si muove.
E´solo quando l´arbitro fischia la fine del primo tempo che il gruppo, sfiduciato si avvia velocemente verso l´aereo. Ci si sistema e ascolto i commenti:
“Non si fa così, non si punta tutto su Kaká.”
“Ci buttano fuori dalla coppa perché Kaká ha la febbre...”
“...Sì, e poi anche a quello li che gli viene la febbre proprio il giorno della prima partita... insomma!”.
L´aereo decolla, c'è chi chiacchiera, legge, chi guarda un film, chi ha l'occhio sbarrato.
Dopo circa un´ora il pilota fa una comunicazione: “Signore e signori, volevo comunicarvi che pochi minuti fa si è conclusa la partita Brasile-Korea del Nord con la vincita del Brasile per 2 a 1”.
Si leva un unico grido di gioia, misto sollievo.
La pace interiore è ristabilita e il viaggio può procedere con tutta un´altra atmosfera a bordo.
Sarah Reggianini, casco bianco Brasile
ProgettoMondo Mlal
martedì 15 giugno 2010
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