La Bolivia conserva vive le tradizioni e la sua gente le custodisce gelosamente….Uno smacco al sistema culturale globale!
Per la prima volta nella Repubblica plurinazionale boliviana, il 21 giugno è stata ora anche ufficialmente riconosciuta festività nazionale, come segno di conservazione e rinnovamento delle culture che non si vogliono dimenticare.
Infatti, a sud dell’equatore, il 21 giugno inizia l’inverno. E quella del solstizio d’inverno è la notte più lunga e più fredda dell’anno! Per le culture antiche delle Ande (Inka, Aymara etc) questa data rappresenta la magia e la protezione per il nuovo anno alle porte, ma rappresenta specialmente il nuovo anno Aymara!
Così in tutto il Paese sono in programma festeggiamenti, e moltitudini di persone si spostano dai propri luoghi di origine sulle rovine Inka, aspettando i raggi del sole…Quelli che saranno i primi raggi del nuovo anno.
A La Paz molti si sono radunati sulle rovine di Tiawanaku o al Valle de las Animas, mentre a Cochabamba l’appuntamento era per tutti sulle rovine di Inka-rakay, a Santa Cruz sulle rovine di Samaipata, a Potosì sulla cima del Cerro Rico (montagna ricca, ndr.), a Sucre sulle rovine di Inkamachay, sul Lago Titicaca, nella parte settentrionale dell’Isola del Sole si aspetta l’anno nuovo sulla montagna a strapiombo sull’acqua, perché considerato un luogo sacro. L’arrivo del nuovo anno si è insomma celebrato in ogni parte del Paese.
Siamo quindi entrati nel 5.518 anno Aymarà e, la notte del 20 giugno, è stato tutto magico. Ben diversamente dal clima del nostro San Silvestro, nell’altopiano boliviano (e non solo) si respira spiritualità, rispetto dei valori, cultura, tradizione, preghiera e comunità.
Già dal giorno prima, il 19 giugno, la gente si mette in cammino per raggiungere in tempo questi luoghi di culto e di antichità. Si arriva poi alle rovine per passarvi la notte e lì si aspetta l’alba, l’ingresso del Sole. Durante la notte si balla e si beve cercando di contenere il freddo pungente che spezza le ossa. Si fanno fuochi e banchetti di offerta alla Pachamama (la Coa).
C’è chi dorme, chi canta, chi suona, chi si prende una sbronza, chi prega e chi vive nel timore di essere arrivato tardi…. Il tutto decorato da un meraviglioso cielo stellato in cui lo sguardo si perde nella bellezza dell’infinito e nella sorpresa delle stelle cadenti.
La notte è lunga e il freddo sempre più rigido. Il cielo inizia a cambiare colore… tutti sono impazienti fino a quando il Sole spunta dalle montagne ed entra dalla sua porta (la Puerta del Sol, una porta inka dove solo in questo giorno dell’anno i raggi del sole coincidono perfettamente. A quel punto si fa silenzio. Mentre ognuno osserva la meraviglia della natura, e impone le proprie mani sul Sole, così da ricevere l’energia necessaria per tutto l’anno nuovo.
E’ un momento di preghiera, buone intenzioni, domande mute e spiritualità. Poi i saggi della comunità sacrificano 3 lama alla Pachamama (la Madre Terra, ndr) che, con il loro sangue, macchiano le antiche rovine. I saggi stregoni leggono le foglie di coca come buono auspicio per il nuovo anno. Quindi, colmi di spiritualità e stanchezza, si torna a casa.
Tutti partecipano a questo evento, senza distinzione di classe: dal presidente Evo Morales al campesino del villaggio più sperduto. Si tratta di un momento che unisce tutto il Paese.
Nelle culture antiche andine, gli elementi naturali vengono sommamente rispettati e ciascuno di loro trova spazio nell’essenza umana.
Tutto questo a poche ore dal mio compleanno (il 18 giugno). Quale maggiore onore per me?
Ester Bianchini
Casco Bianco Bolivia ProgettoMondo Mlal
giovedì 24 giugno 2010
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Emozionante vedere queste immagini e leggere queste righe, mi ricordano il giorno della prima investitura di Evo come presidente indigeno nel gennaio 2006.
RispondiEliminaQuel giorno c'era un'energia speciale nell'aria.
La prima foto è stupenda! complimenti!
Nicola