Questa volta la partita non l’ho vista con gli amici, né con i colleghi… ma da solo, in compagnia dei rumori del quartiere dove abito. Già alle 15 (parliamo del 22 giugno) sono infatti stato “costretto” ad abbandonare la sede di lavoro, come tutti, dai tecnici al custode. Una fuga massiva di un’intera città verso casa. Mezz’ora di grande confusione per le strade, poi… è calato il silenzio.
Udivo solo il rumore dei televisori, tutti ovviamente sintonizzati sulla stessa trasmissione… la gente completamente sparita, la città ferma.
La partita l’ho seguita con l’audio spento, ascoltando i commenti, l’incitamento e i boati della città. Così ho avvertito la tensione che saliva più alta fino al primo gol, quando dai condomini circostanti è esploso l’urlo liberatorio. Dai balconi venivano giù coriandoli e su tutto risuonavano le trombe da stadio.
Ma è stato il secondo gol il più celebrato. Con il “vecchio” Martin Palermo, uno dei pochi giocatori della Nazionale che gioca anche nel campionato argentino che, fortemente voluto dal suo mister, è entrato in campo e dopo pochi minuti, come spesso gli accade, si è ritrovato al posto giusto nel momento giusto, rifinendo in rete una risposta della strenua difesa greca.
Le immagini di Maradona impazzito, a celebrare in panchina il gol dell’idolo del Boca Juniors, hanno aperto anche ufficialmente la festa del popolo argentino che si è riversato in piazza a festeggiare per ore.
Nicola Bellin
capoprogetto Habitando
mercoledì 23 giugno 2010
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