giovedì 22 aprile 2010

Una promessa dal Marocco: le bambine torneranno in classe!

Due bambine si ritirano dalla scuola, e la nostra equipe vuole vederci chiaro. Siamo in Marocco, a Tourtite, un villaggio berbero nella provincia di Azilal, dove si trova una delle scuole di Educazione Non Formale del nostro progetto “Scuola e Sviluppo”.
La nostra equipe, in visita negli scorsi giorni, accolta dall'insegnante, raggiunge poi alcuni membri del comitato dei genitori. È qui, parlando in tamazight con chi dell'equipe conosce il dialetto, che si sviluppa una piccola discussione con il genitore di due bambine che frequentavano la scuola e che, pare, abbiano deciso di non seguire più le lezioni. Ma grazie alla caparbia insistenza di Smail e Badaouy, salta fuori una storia un po’ diversa.
Dopo aver visto i quaderni delle bambine in perfetto ordine, ci si rende conto che due scolare così tanto dedite allo studio, nonostante le mille difficoltà dettate dall'ambiente, non potevano essersi semplicemente stancate di andare a scuola ed era assai improbabile che preferissero passare tutto il loro tempo tra i lavori domestici. Alla fine l’uomo conferma la versione: le bambine sono state ritirate dalla scuola dalla moglie, che non è la madre delle bambine, per un motivo imprecisato: forse le serviva aiuto per i lavori domestici.
A questo punto iniziano le lunghe trattative per convincere il padre a iscrivere nuovamente le bambine a scuola. Gli viene spiegata l’importanza che l’istruzione avrà per il loro futuro e quanto sia stato duro portare una scuola fino a lì: un'occasione di cui sarebbe proprio un peccato non approfittare, limitando il futuro delle proprie figlie e anche il proprio. “Questi signori sono venuti fin dall’Italia per portare una scuola qui, e tu non ci mandi tua figlia?!”.
Argomentazioni che convincono il padre delle bambine, che alla fine cede e promette che alla nostra visita successiva troveremo senz'altro le bambine in classe!
Questo è solo un esempio dei molti casi di contrattazione marocchina. Non deve però sorprendere che spesso l’importanza dell’istruzione non sia percepita e interiorizzata come si converrebbe: nel caso specifico di Tourtite i bambini della scuoletta ENF sono la prima generazione del villaggio a imparare a leggere e a scrivere. Nel villaggio non c’è elettricità né acqua corrente e, anche se non è molto lontano dalla strada principale, ne è separato da un fiume. Motivo per cui manca un ponte stabile che spesso, con i suoi cambi di corso e straripamenti (soprattutto durante la scorsa stagione che è stata molto piovosa), lascia gli abitanti del douar isolati per giorni. Per acquistare qualsiasi cosa devono recarsi al paese più vicino, che non è poi così vicino, perché al villaggio manca anche il classico ‘epissier’, il tipico negozietto marocchino, minuscolo e fornito di qualsiasi genere di prima necessità e non.
Insomma, un po’ un altro mondo.
La scuola qui costituisce un ponte con la società marocchina di cui fanno parte queste persone, ma nella quale non sono immerse. Vivono in un altro modo, parlano un’altra lingua, seguono altri cicli e ritmi... Perché dovrebbero volere una scuola? Che importanza possono dare all’istruzione là dove questa non ha nessun fine immediato di utilizzo?
Eppure sorprenderà sapere quanto in tanti di questi douars la gente si sia fortemente battuta per offire una scuola per i propri bambini, costruendola con le proprie mani e accogliendo calorosamente il “loro” animatore: l’insegnante che, come previsto dal Programma di Educazione Non Formale del progetto, si stabilisce nel villaggio. Ma è soprattutto l’entusiasmo dei bambini, la dedizione che mettono nell’apprendere l’arabo, il francese, l’algebra e tutte le varie materie previste, che fa capire quanto sia veramente importante la presenza di una scuola persino in luoghi come Tourtite.

Maria Grazia Depalams, casco bianco ProgettoMondo Mlal in Marocco

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