martedì 6 aprile 2010

In una scuola del futuro sulle Ande peruviane

Tra i più emblematici personaggi che ho avuto la fortuna di incontrare durante i miei viaggi in America Latina, non posso certo dimenticare Wilfredo Ardito Vega, docente universitario a Lima e massimo esperto di dolci tipici peruviani, ma specializzato in Diritti Umani. Per avvicinare la gente ai temi a lui cari, era solito inventarsi delle favolette ironiche ma taglienti. Vorrei ricordarne una in particolare. È ambientata in una scuola del futuro, in un paesino delle Ande peruviane, e a spanne la storia suonava più o meno così:

“Siamo a Sicuani, a due ore dal Machu Picchu, a 3.500 metri d'altezza, in un freddissimo mattino invernale del 2040..
-Pedro, spegni il computer che arriva lo scuolabus! E devi ancora far colazione!
Trangugiata un'abbondante tazza di latte e cacao con 4 biscotti, il piccolo schizzò fuori con la sua giacchina termica e il suo berrettone di alpaca, affrontando i 6 gradi sotto zero che lo schiaffeggiavano nei pochi centimetri di pelle lasciati scoperti.
La maestra era già in classe, e quando tutti i bambini presero posto cominciò a interrogarli:
-Allora, avete scoperto come si viveva nelle Ande al tempo dei vostri genitori? Chi vuole iniziare?
-Mia madre mi ha detto che non esisteva il riscaldamento!- cominciò timidamente Pedro.
-E non c'era nemmeno la corrente elettrica!- disse Sonia, la sua compagna.
-A casa mia non c'era il bagno, e la spazzatura si buttava per strada, così si ammalavano i cani e anche i bambini!- disse un altro.
-Che schifo!- si sentirono varie voci in fondo alla classe. E tutta la classe scoppiò a ridere.
-Maestra, ma è vero che molti bambini dovevano andare a lavorare?- Chiese Imelda.
-Ma certo cara, è proprio così. Ed ora sentite, anche a Lima si viveva in queste condizioni trent'anni fa?
-No, no- intervenne il più saputello, dal primo banco -Alcune famiglie avevano pure delle serve che venivano dalle nostre montagne. Erano maltrattate e dovevano rispettare i padroni, che le obbligavano a mettersi la divisa!
-Bene Javier, e qualcuno sa dirmi invece com'erano le scuole nelle nostre montagne?
-Mio papà mi ha raccontato che non c'erano acqua né bagni, pioveva dentro e i bambini la mattina dovevano camminare per ore perché non esistevano gli autobus!- disse uno, e tutti lo guardarono a bocca aperta.
-Ma dai! Sarebbero morti di freddo tutte quelle ore a piedi! È impossibile!- Un coro di assenso accompagnò Pedro.
-E invece ha proprio ragione Pedrito, bambini - li corresse la maestra – molte cose mancavano quassù, o si dovevano comprare a caro prezzo. Come le medicine ad esempio.
I bambini a quel punto rimasero interdetti, finché il saputello chiese: Ma se una famiglia non aveva soldi per comprare le medicine?
Nessuno rispose, ma tutti avevano capito.
-Ma scusa maestra, io non capisco proprio. Perché a Lima avevano le serve, l'acqua veniva sprecata per irrigare i campi da golf, e qui i bambini morivano di fame e di freddo?
La classe rimase basita, e tutti si incupirono, pensando a tutti quegli strani e brutti ricordi dei loro vecchi.
Finché Inti, dal fondo della classe, si decise a interrompere quel silenzio pensieroso - Ma com'è che è cambiato tutto?
-Sì, com'è che noi adesso viviamo come i bambini della pianura?- Disse Imelda.
-Maestra! Stai piangendo!- gridò Sonia.
-Si cari miei, piango perché mi ricordo di quanto abbiamo sofferto, senza che a nessuno importasse.

Ma in realtà, la nostra maestra piangeva perché sapeva che sia lei, sia i suoi bambini, erano solo i protagonisti di una favola inventata”.

Luca Sartorelli, amico e già casco bianco di ProgettoMondo Mlal
(luca.sartore@gmail.com)

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