E’ atteso in queste ore in Italia, per ritirare il premio “Volontario dell’anno Focsiv – Volontari nel mondo”, Riccardo Giavarini.
Originario di Bergamo, ma da 35 in Bolivia con ProgettoMondo Mlal, Giavarini riceverà l’importante riconoscimento in una cerimonia organizzata a Roma il 3 dicembre nella sala Arazzi della sede Rai, mentre il 5 dicembre, per la Giornata internazionale del volontariato, nell'anniversario del 150° dell'unità d'Italia e nell'Anno europeo del volontariato, sarà ospite del Forum del Terzo Settore, con ConVol, CSVnet e Consulta del volontariato, per valorizzare la ricchezza delle azioni di impegno civile. Alla cerimonia è stato invitato a partecipare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e vedrà la partecipazione delle maggiori istituzioni e volontari che in prima persona racconteranno le loro esperienze (Auditorium di via della Conciliazione 4, dalle 10 alle 16).
Nell’arco delle due settimane di presenza in Italia, Giavarini parteciperà inoltre a una lunga serie di incontri pubblici o privati con i simpatizzanti e gli enti finanziatori che in questi anni hanno maggiormente collaborato alla realizzazione dei Progetti da lui coordinati in Bolivia.
Il 26 novembre sarà a Vicenza per un incontro aperto al pubblico. In occasione del tradizionale Primo Piano di Natale, l’annuale appuntamento dedicato al bilancio delle attività, ProgettoMondo Mlal propone infatti un incontro pubblico riservato al nuovo volontario dell’anno, che si terrà alle 14.30 all’Istituto Missioni Saveriani in viale Trento 119 a Vicenza.
In questi anni Riccardo è arrivato dove neanche la cooperazione italiana può. Conquistando la fiducia della Diocesi di El Alto, ha avviato attività personali di sostegno e accompagnamento anche quando mancavano i fondi internazionali. In particolare la recente inaugurazione del primo Centro di rieducazione minorile della storia boliviana è stata, almeno all’inizio, una sua sfida personale. Vivendo per anni con i carcerati di San Pedro a la Paz aveva deciso che i minorenni dovevano avere un’altra chance di vita. Anche se in regime di reclusione. E così, mattone su mattone, ha realizzato il suo sogno.
Uomini e volontari come Riccardo Giavarini non sono più tantissimi. Almeno per quanto riguarda l’alta motivazione che, a 20 anni, gli ha fatto scegliere una vita sempre giocata in prima persona. Chiunque conosca la Bolivia e la cooperazione internazionale conosce Riccardo.
Chiunque voglia entrare nel girone dantesco che è il carcere di san Pedro, avvicinare gli indigeni Mosetenes nel profondo della foresta amazzonica, così come intervistare Evo Morales o trascorrere una notte in strada con le giovani prostitute e i bambini lavoratori, sa che deve rivolgersi a Riccardo Giavarini.
La sua casa, una vecchia abitazione dal grande cortile interno nel cuore di La Paz, è un porto di mare. Un centro internazionale di passaggio e scambio per giornalisti, missionari, cooperanti, intellettuali e quant’altro.
ProgettoMondo Mlal è convinto che tutta la cooperazione italiana debba molto a Riccardo Giavarini per come ha dedicato la sua vita, il proprio impegno, e le proprie risorse personali, alla difesa dei diritti umani, al lavoro con gli esclusi. Al sostegno alle giovani generazioni.
Incontrare il cooperante bergamasco sarà dunque un’occasione preziosa e unica per dialogare con un uomo che, colto di sorpresa dal premio, con l’umiltà che lo contraddistingue, ha commentato: “Non faccio altro che ripetere con convinzione che la vita vale la pena viverla con intensità per gli altri. E questi altri non sono senza identità, ma chi ha la vita minacciata, impoverita, violentata. Questo riconoscimento va più in là della mia persona. Va a quel modo di fare cooperazione che parte dal basso nel rispetto delle altre culture e tradizioni”.
giovedì 24 novembre 2011
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Mentre controllo la posta, come ogni mattino, in ufficio, ricevo e leggo la notizia del Premio Volontario dell'anno a Riccardo Giavarini. Ho tante cose da fare, come tutti, ma sento che mi debbo fermare. Lasciai il Coordinamento del MLAL Bolivia a Riccardo nel lontano 1989, quando Riccardo era già uno dei veterani e tra i più espeti volontari/cooperanti che giravano sulle Ande. Insieme avevamo seguito i progetti in area indigena, lui dal Perù, io dalla Bolivia, e altri amici/compagni/colleghi da altri paesi latinoamericani. Una rete di relazioni, esperienze e vissuti che oggi il solo pensarci mi agita profondamente. Riccardo è un volontario fuori dalle regole, ricordo il suo impegno in Perù ai tempi di Sendero, rivendicando spazi di democrazia e il diritto alla terra dei campesinos quechua, sempre in prima linea, oltre progetti, scadenze, quadri logici e le tante regole che in questi anni abbiamo imparato a conoscere. Poi in Bolivia, la terra da cui era partito, frequentando il seminario a Cochabamba, dove la leggenda dice che saltò il muro, e si perse nella vita civile, con la sua Berta, cochala fino in fondo. Una fuga d'amore che ha prodotto una stupenda famiglia di quattro figli, che Berta ha lasciato prematuramente in custodia al suo Riccardo. In Bolivia, Riccardo ha fatto e sta facendo tante cose interessanti, tanti sogni che a volte si realizzano, come l'ultimo suo impegno, quello dei minori a El Alto, su in cima al mondo, dove più alto non si può.
RispondiEliminaVorrei vedere la faccia di Riccardo mentre riceverà il premio, ma non potrò, perchè sarò anch'io in viaggio a fare il mio lavoro. Ma posso immaginare a chi lo dedicherà.
Complimenti, finalmente una buona notizia.
Caro Riccardo, mi sarebbe piaciuto incontrarti e dirti di persona tutta la stima e l'ammirazione per la tenacia e la coerenza con cui hai tenuto fede al tuo progetto di vita e di lavoro. Purtroppo non mi è possibile raggiungerti a Verona e ti mando, allora, queste righe con un caro abbraccio.
RispondiEliminaAvrei molto piacere che questo piccolo messaggio arrivasse a Riccardo.
RispondiEliminaSono katia, una viaggiatrice che ha incontrato e conosciuto ricccardo nel 2006.
Ho trascorso pochi giorni con lui: giorni comunque per me intensi, proiettata in una realtà per me sconosciuta ma sempre desiderata, nel senso che ho conosciuto grazie a Riccardo la Bolivia non solo con gli occhi del turista ma dalla parte dei veri problemi che vive. Realtà conosciuta solo sulle numerose cose che avevo letto. Riccardo mi ha portato a S.Pedro e ancora sento l'emozione, mi ha portato nel nuovo carcere ancora in costruzione a El Alto e giuro che guardando quei corridoi vuoti ho sentito dentro che Riccardo ce l'avrebbe fatta. Sono stata un po' con lui in giro per La Paz insieme ad altri volontari della cooperazione e ho conosciuto la sua casa e la sua famiglia. Non ho avuto il coraggio prima di andarmene di chiedergli se potevo anch'io fare parte di quel tutto, se potevo aiutarlo, ho avuto quasi paura, non so perchè e mi dispiace ancora. Se potessi farlo ora, ma non so come, sarei felicissima.
In questi anni l'ho sempre "seguito" attraverso gli articoli della mlal, e su internet. Ho esultato all'inaugurazione del carcere minorile, ma sapevo , davvero che ce l'avrebbe fatta.
Il premio che gli viene dato ora è quanto di più giusto possa essere fatto per la sua devozione alle cause delal gente boliviana.
Ciao Riccardo sono felice che le nostre vite per un attimo si siano incontrate
katia tura - papuan@alice.it
Io mi son un che quando amore spira noto ed a quel modo che ditta dentro vo significando .....Sono Tiziano Zanella ex coordinatore ProgettoMondo Mlal Perù....compare di Riccardo. Predecessore di Mario Mancini, quasi compaesano di Valentino Piazza..un caro saluto a lui e a tutti gli amici... se faccio la lista non finisco più. Io sono felice per i vari premi di Riccardo e spero che ne collezioni molti altri....è un vecchio alpino del Mlal stagionato e forte...però mi pare che dire che “chiunque voglia entrare nel girone dantesco che è il carcere di San Pedro, avvicinare gli indigeni mosetenes nel profondo della foresta amazzonica, così come intervistare Evo Morales” o, aggiungo io, trascorrere una notte in strada con le giovani prostitute e i bambini lavoratori, sa che deve rivolgersi a Riccardo Giavarini, non sia il modo più adeguato per fargli onore ......o almeno non è il miglior modo di esprimere il contenuto del lavoro sociale.
RispondiEliminaLui sa che l'ho sempre chiamato Riccardo Giavarini figli e ricambi - hijos y repuestos-... ma non sapevo che fossimo arrivati a tanto !!!
mi farò altre 4 risate con lui, mio figlio Matias è il suo figlioccio...abbiamo riso fino alle lacrime...poi la gente non sa che il mestiere più antico del mondo è il cuoco..sennò come saremmo cresciuti ???