É un tardo pomeriggio di una tranquilla domenica di fine ottobre a Olinda.
Mi sembra di rivivere le feste estive nei piccoli paesi del sud italia assistendo al tipico “struscio”, la passeggiata che vede sfilare vecchi, giovani, famiglie con bambini e specialmente ragazzine imbellettate e truccate di tutto punto, pronte a farsi notare.
Ad ogni angolo si sente uno stile musicale diverso, dal maracatu, al carnevalesco frevo fino al piú grezzo brega, il tutto condito da fiumi di cerveja venduti da baracchini abusivi che spuntano fuori come funghi.
É un mare di persone che si riunisce e si incontra nell’allegria che da sempre caratterizzano la cultura e il popolo brasiliano.
Sono i primi assaggi del carnevale! Dentro di me mi domando se riuscirei a reggere il ritmo frenetico e serrato di una settimana di folli divertimenti, di salite e discese e di musica costante sotto il caldo dell’estate tropicale.
Mentre mi adagio nello svilupparsi del filo di questo ragionamento, mi trovo seduta al tavolino di un bar, davanti alla piazza centrale della cittá, conversando con gli amici più stretti.
A un tratto la musica e l’aria di festa vengono smorzate da alcune grida di sottofondo. Gli sguardi delle persone attorno a me si dirigono contemporaneamente verso l’altro lato della strada. Alcuni si alzano, senza darmi la possibilità di soddisfare immediatamente la mia curiosità né di capire che cosa attiri tanto l’attenzione di tutti.
Ma non mi ci vuole molto per intuire quello che sta accadendo: si tratta di un’arrastão.
Questo é il nome che definisce una carica effettuata da un gruppo di ragazzini di strada, provenienti dalle favelas, che corrono tutti insieme nello stesso momento rubando e devastando qualsiasi cosa e/o persona si trovi di fronte a loro. Sono eventi di normale amministrazione in cittá come Rio de Janeiro, in particolare nelle spiagge più comuni come ipanema e copacabana.
Lo spettacolo continua davanti ai miei occhi, e proprio di un show stiamo parlando, perché le persone vi assistono con una passività tale che sembra non trattarsi di un fatto reale, ma di essere invece davanti ad uno schermo. Nessuno batte ciglio nemmeno quando si vede il gruppo di “affavelati” circondare le persone in attesa alla fermata dell’autobus rubando tutti i loro averi.
Improvvisamente si sente il rombo di due colpi di pistola e per un attimo l’aria sembra fermarsi. Mi si gela il sangue quando da lì a poco vedo passare due ragazzini trascinando un altro coetaneo.
“Pare proprio che sia morto” commentano le persone al bar.
Il corri corri generale aumenta, i ragazzini si disperdono e piano piano torna la normalità. La polizia che fino a quel momento sembrava inesistente, adesso arriva impetuosa con una scorta di cinque o sei volanti.
Alle mie domande di incredula e disgustata spettatrice la gente attorno a me cerca di tranquillizzarmi dicendo che è un fatto comune per queste domeniche in cui si preannuncia l’arrivo della vera festa di febbraio, e che anzi è il caso di brindare all’inizio del carnevale!
Nei giorni seguenti nessun giornale o quotidiano nazionale sembra riportare la notizia di quanto accaduto.
Ma non c’é nulla di cui stupirsi, perché dovrebbe interessare la popolazione?
É semplicemente iniziato il carnevale.
Federica Vitello
casco bianco ProgettoMondo Mlal Brasile
giovedì 24 novembre 2011
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