Con un colpo a sorpresa ben studiato, e di cui poche persone erano a conoscenza, il deposto presidente Manuel Zelaya è rientrato il Honduras. Non si sa bene da dove sia arrivato e come, ma la mattina del 21 settembre, verso le 9 già circolava la voce della sua presenza nel Paese. Si diceva che fosse negli uffici delle Nazioni Unite a Tegucigalpa, ma la rappresentanza dell’organismo nel Paese smentiva tutto.
Il movimento contro il colpo di stato, messo in allerta, si è diretto verso l’edificio delle Nazioni Unite: migliaia di persone si sono riversate per le strade, pronte ad accogliere il loro presidente, democraticamente eletto.
E' accaduto il colpo di scena quando una televisione indipendente, Cholutas Sur, sempre in prima linea nel combattere contro il governo usurpatore, ha mostrato alcune immagini del presidente Zelaya sulla terrazza dell’ambasciata del Brasile, mentre salutava alcuni suoi seguaci.
Non si è trattato soltanto di voci: Mel Zelaya è davvero rientrato in Honduras come aveva promesso. È rientrato per seguire direttamente la lotta contro chi lo ha cacciato via dal paese e per ristabilire l’ordine costituzionale, come la comunità internazionale chiede ormai da diverse settimane.
Mentre Zelaya salutava i cittadini, Micheletti, presidente del colpo di stato, in un'intervista dichiarava che erano tutte menzogne, che si trattava di una campagna mediatica appositamente organizzata.
Ma intanto migliaia di cittadini avevano raggiunto la sede dell’ambasciata del Brasile, per rivedere e ascoltare personalmente il loro presidente. Zelaya, intervistato da decine di televisioni locali e internazionali, non ha chiarito come sia potuto entrare nel paese, ha soltanto dichiarato che prima di prendere questa decisione si è consultato direttamente con il Presidente del Brasile, Lula da Silva, che gli ha dato il suo sostegno incondizionato.
Nel pomeriggio mentre mi recavo a una riunione presso la Delegazione della Unione Europea, ricevevo una telefonata della funzionaria incaricata di quella istituzione, per avvisarmi di posticipare la riunione a un altro giorno, in quanto si vociferava che sarebbe scattato il coprifuoco. Alle 15 e 30 precise, la radio di stato ha comunicato l'inizio del coprifuoco alle 16, durato fino alle 7 della mattina seguente.
La gente è uscita di corsa dagli uffici, dai centri commerciali, solo 30 minuti per rientrare a casa, mentre le strade si riempivano di militari, tanti.
Tegucigalpa si è trasformata in un inferno ancora più grande. Le vie di comunicazione verso la periferia si sono intasate totalmente, due ore per percorrere poche centinaia di metri.
L’emanazione del coprifuoco ha dimostrato ancora una volta la paura del governo usurpatore nei confronti della forza del movimento che sostiene Zelaya.
Intanto la OSA, Organizzazione degli Stati Americani, ha chiesto alle Nazioni Unite che diano protezione a Mel Zelaya.
Molti franchi tiratori dell’esercito sono stati sistemati nelle vicinanze dell’ambasciata del Brasile, si teme il peggio.
PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras nel programma Giovani per lo Sviluppo
martedì 22 settembre 2009
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