“Se non vogliamo curare i malati per spirito umanitario, almeno facciamolo per egoismo. Malattie come la lebbra e la tubercolosi devono essere curate gratuitamente, perché sono malattie contagiose”. Chiara Castellani, ex volontaria ProgettoMondo Mlal in Nicaragua durante la guerra civile, è ormai da anni medico nella Repubblica Democratica del Congo dove ProgettoMondo Mlal sostiene un suo progetto sanitario nell'Ospedale di Kenge.
Intervenuta al dibattito sul tema «Diritto alla salute o obbligo di malattia? L'accesso alla salute, dal Sud del mondo all'immigrazione», organizzato a Verona dal 6° Congresso Europeo di Medicina Tropicale e Salute Internazionale, Chiara ha raccontato di come è nato il suo impegno (più che altro una vera e propria battaglia) in difesa della gratuità delle cure mediche.
“Quando sono arrivata come medico in Zaire (oggi la Repubblica Democratica del Congo), mi è stato sottoposto il caso di un ragazzo con chiari sintomi di appendicite. Mi sono preparata a operare subito, ma sono stata fermata perché – mi hanno spiegato – bisognava attendere che la famiglia pagasse l'intervento”. In Africa le famiglie sono allargate e, nonostante l'estrema povertà, anche quella era riuscita a raccogliere i soldi necessari per il giovane malato. Solo due giorni dopo però, quando ormai l'appendicite si era trasformata in peritonite acuta e l'intervento non serviva più a salvare la vita del ragazzo. “Da quel giorno – specifica Chiara - mi sono ripromessa che, nelle strutture in cui avrei lavorato, nessuno doveva morire perché senza soldi”.
E così è stato, pur non senza difficoltà e continui interrogativi. “Ma – conclude - la soddisfazione più grande l'ho avuta quando mi sono resa conto che difendere un diritto umano fondamentale, come quello alla salute, non serve solo a salvare vite, ma anche a creare una coscienza del diritto in chi, altrimenti, è sottoposto a continue ingiustizie”.
Nella foto, Chiara Castellani mentre, l'8 agosto del 2005, riceveva le Insegne dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Ciampi.
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