martedì 10 luglio 2012

La festa del bambino in carcere

La piccola prigione femminile Rex ospita una trentina di donne e sorge lungo la strada che da Nampula va verso il mare, in direzione di Nacala e verso la tanto amata Ilha de Moçambique, nei fine settimana meta prediletta degli stranieri in fuga dalla città.
Il basso edificio della Rex spicca dalla terra rossa tra giganteschi alberi secolari. Le guardie sembrano cordiali e disponibili, hanno la divisa blu, siedono all’ombra, chiacchierano tra loro mentre si dividono lo spuntino a base di pane e zucchero, qualcuna si allontana per una lunga telefonata; ai loro piedi i fucili. Con le detenute pare abbiano un rapporto sereno.
Noi ci eravamo organizzate proprio all’ultimo minuto, nonostante avessimo discusso l’idea già un paio di settimane prima. Era stato sufficiente qualche impegno di troppo per distrarci dal progetto. Fortunatamente alla fine siamo riuscite comunque: abbiamo acquistato frutta, biscotti, piccoli giocattoli, e li abbiamo suddivisi in 3 sacchetti: tre parti uguali per i tre bambini a cui li dovevamo consegnare.
Perché, in Mozambico, il primo giugno è la Festa dei Bambini. Dunque era la festa anche di Junezia Isaque, Cadry Casimo e Gito, i piccoli della Rex, figli di madri condannate o in attesa di giudizio. Mamme che, al momento dell’arresto, non avevano alternative e li hanno dovuti portare con sé, a causa di padri e mariti assenti o di famiglie troppo fragili e povere per prendersene cura.
Junezia Isaque, Cadry Casimo e Gito hanno poco più di 1 anno ciascuno, di solito quando incontriamo le loro madri, essi rimangono comodamente appesi nelle capulane, con le gambe che scendono a penzoloni lungo la schiena della mamma… e guai a farli scendere! Per lo più gattonano, ogni tanto camminano un po’ incerti, ma appena si accorgono di essere osservati si rifugiano tra le pieghe delle vesti delle mamme o delle loro compagne di cella: le più giovani come zie, le più anziane fungono da nonne.
Dopo aver chiesto alla Direttrice il permesso di entrare in carcere al di fuori delle visite di lavoro, previste cioè dal nostro programma di attività, ci siamo presentate a loro con i nostri 3 sacchetti di doni.
Dapprima le detenute hanno faticato non poco a capire il motivo di quella visita fuori programma, così dichiaratamente riservata a loro e per nulla legata al nostro ruolo ufficiale. Quando siamo arrivate, i bambini dormivano ancora, così il risveglio ce li ha mostrati con un’aria tra l’inconsapevole e l’assonnato.
Fissavano i sacchetti e il loro contenuto con sorpresa e un po’ di diffidenza. Tanto che uno di loro si è immediatamente attaccato alla madre piagnucolando spaventato, mentre l’altro maschietto continuava a fissare dritto un mandarino, indeciso sul da farsi. L’unica bimba, infine, si è fatta coraggio e ha svuotato lentamente il sacchetto del suo contenuto… Sembrava valutare uno per uno i piccoli doni. Poi, un po’ perplessa si è rigirata tra le manine la macchinina che aveva trovato in fondo al suo sacchetto…
Le mamme più consapevoli del nostro piccolo gesto di solidarietà, hanno apprezzato molto, accettando alla fine di farsi tutte insieme una foto di gruppo, con me, Casco Bianco, compresa.

Francesca Grego
Casco Bianco Mozambico
Progetto Vita Dentr
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