venerdì 6 luglio 2012

I clienti di "Prato Feliz", ristorante nato dal carcere

Nampula. Bairro Carrupeia. Rua da Unidade. Ristorante centro sociale “Prato Feliz".
C’è sempre un’atmosfera gradevole nel ristorante nato grazie al progetto “Vita Dentro”, che tra i suoi obiettivi annovera quello di garantire un primo impiego ai detenuti in libertà condizionale.
Hanno tra i venti e i trent’anni, hanno scontato metà della loro pena in carcere, l’altra metà li aspetta al di là delle sbarre, li aspetta al Prato Feliz, poiché avere un lavoro è indispensabile per ottenere il rilascio anticipato. Lavorano come camerieri, ma non solo. Insieme a noi si occupano anche della gestione, delle pulizie, della manutenzione, dei conti, delle spese e degli incassi. La speranza di questo progetto è anche il suo fine: fare in modo che questi ragazzi imparino a camminare da soli.
E alla soglia del terzo mesiversario qui a Nampula, tutto diventa più familiare.. il disorientamento iniziale si trasforma in una sorta di routine.
Alle nove di mattina, ecco i primi clienti: entrano chiedendo zuppa di fagioli e una “Manica” grande (l’etichetta di birra più diffusa) , poi escono, prendono le stecche del biliardo e si mettono a giocare.
Dopo una breve pausa dal lavoro, iniziato non si sa bene quando ma immagino molto presto visto che già poco dopo l’alba ho il piacere di ascoltare il coro di una Chiesa vicino a casa mia.
Non mi pare invece ci sia un orario per il pranzo. A qualsiasi ora mi capita di sentirmi chiedere “cabrito com chima, prego no pão, sandes de ovo” (capretto con polenta bianca, panino con l’uovo e panino con carne), il tutto accompagnato quasi sempre da una birra da mezzo litro, e che sia bem gelada, mi raccomando.
Un pranzo al Prato Feliz puó costare dai 50 meticais (poco più di un euro) della zuppa di patate o fagioli, ai 190 di un piatto completo con carne, riso e verdure varie.
Ai mozambicani piace friggere tutto, il cibo alla brace non riscuote particolare successo da queste parti, con la conseguenza che, soprattutto le straniere (senza fare nomi) che bazzicano il ristorante, cominciano ad avere serie difficoltà a chiudere i jeans. Così piano piano si arrendono all’unica cura contro l’olio fritto: la ginnastica.
Durante la giornata un buon numero di ragazzi usufruisce del servizio biblioteca offerto dal Prato Feliz: è sufficiente un documento per poter consultare i libri, studiare, leggere.
In tarda mattinata si decide insieme alla cuoca il prato do dia, ovvero il piatto del giorno, che altro non è che uno dei piatti previsti già nel menù accompagnato da una bibita analcolica (refresco) scontata di 5 meticais.
Al Prato Feliz la clientela è abbastanza abitudinaria: a volte capita qualche sconosciuto che si limita a chiedere informazioni sui prezzi, altre volte sembra invece che apprezzino il cibo ma, soprattutto, la birra.
Spesso vengono a chiedere lavoro, oppure un pezzo di pane.
E poi ci sono gli affezionati, quelli che hanno il diritto di avere un conto aperto che pagano una volta al mese, quelli che se non vedi per un’intera giornata ti preoccupi e chiedi in giro, “ ma il Sr Andinani sta bene?”. Come dire, quelli che in un certo senso fanno parte della famiglia.
Ora scusate ma devo andare, la matapa, piatto a base di cocco, arachidi e couve (verdura a foglia verde larga), di Dona Irene mi sta chiamando.

Francesca Grego
Progetto Vita Dentro
Casco Bianco Mozambico


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