giovedì 19 luglio 2012

In Nicaragua su un bus multiservizi

I coloratissimi autobus che girano per le strade del Nicaragua non sono proprio l’ultimo modello uscito sul mercato, anzi. Sono abbastanza vecchiotti e a volte dubito che possano affrontare viaggi che durano anche sei o sette ore su strade asfaltate e non, ma in quanto a intrattenimento non hanno niente da invidiare a un comune centro di ritrovo come può essere un bar. Non c’è infatti solo la musica, diffusa da un potente impianto stereo e a volte accompagnata anche da un maxischermo dove si possono vedere le immagini del video, a farti compagnia. Oltre ai passeggeri, sul bus c’è un vero viavai di gente. I primi a salire, appena aperte le porte, sono i venditori ambulanti che cercano di accaparrarsi i posti strategici dove sistemare le merci che venderanno. Si tratta soprattutto di pane, bibite gassate, snack di vario tipo e altre cibarie, cotte o crude.
Sul bus si vende e si compra di tutto. Il corridoio tra i sedili si trasforma in continuazione: da punto ristoro dell’autogrill (assente per le strade) a mercato ortofrutticolo, da cartoleria a farmacia e via dicendo. Le voci che sponsorizzano le merci in vendita si danno il cambio, ma tutte hanno lo stesso tono acuto e un po’ cantilenato accompagnato dall’immancabile “amor” alla fine di ogni frase. La merce viene presentata nel minimo dettaglio, mostrata e poi distribuita a tutti i passeggeri che possono analizzarla da vicino “sin compromiso” (senza impegno) e finalmente venduta o recuperata e pronta per passare su un nuovo autobus.
Se quello che ti serviva non è in vendita sul bus non c’è da disperarsi, soprattutto se si è al corrente di un “punto vendita” sulla strada. Infatti si può sempre chiedere all’autista di fare una breve sosta, il suo aiutante sarà ben lieto di scendere e farti la spesa personalizzata, passandoti poi le merci dal finestrino e chiedendo anche agli altri passeggeri se hanno bisogno di qualcosa. Più di 50 persone ferme dentro un autobus in mezzo a una strada aspettando che pochi di loro comprino un paio di angurie da portare a casa, ma mai nessuna lamentela.
Durante questi viaggi non si percepisce la fretta, sembra che nessuno abbia l’ansia di arrivare a destinazione. L’importante è salire, l’importante è mettersi in viaggio, tutto il resto conta poco.
E non importa se sull’autobus ci sono già più persone di quante ne potrebbe portare, non importa se non c’è più spazio neanche per le persone in piedi. Se sei un ragazzo giovane e relativamente in forma puoi sempre viaggiare sul tetto!
Se mi estraneo un attimo dalla confusione che mi circonda e mi guardo attorno con occhi da spettatore, mi accorgo che quelli che a me sembrano disagi, qui vengono affrontati con la calma e con il sorriso. Spesso si vedono persone sedersi sulle ginocchia del compagno di viaggio per far spazio a qualcun altro sul sedile, molti prendono in braccio i figli di persone che non conoscono, solo per rendergli il viaggio un po’ meno scomodo o si offrono di tenere borse della spesa di sconosciuti se non c’è più posto negli spazi appositi sopra i sedili. Ci si aiuta reciprocamente come si può, spontaneamente, e pochi sono quelli che si girano dall’altra parte facendo finta di niente. Si viaggia vicini, attaccati, anche se fuori ci sono 40° e nessuno sembra soffrirne, nessuno si lamenta, anzi. Si cerca un pretesto per iniziare una conversazione, per condividere il tempo che si è costretti a trascorrere a stretto contatto e si può parlare di tutto. Di studi, di lavoro, di religione e di riciclaggio, del cibo e dell’Italia, di quanto è bello il Nicaragua.. All’inizio, soprattutto con me che sono straniera, difficilmente la gente si mette a parlare, ma basta qualche sguardo e qualche sorriso in più che subito ti coinvolgono. E sono forse queste conversazioni che rendono il viaggio così interessante.
Il tempo alla fine passa velocemente e ogni spostamento rappresenta una storia a sé. È un viaggio all’interno di un viaggio: con l’autobus ti sposti da un luogo all’altro e nell’autobus si viaggia da una storia all’altra. Storie di persone che non rincontrerò più, ma che hanno voluto condividere con me un loro piccolo frammento di vita o cercato, attraverso qualche domanda e le mie risposte, di conoscere un Paese così lontano dal loro.
Per quanto a volte odi questi spostamenti scomodi e interminabili, dove esistono solo due fermate ufficiali (la partenza e l’arrivo), dove tutte le altre innumerevoli fermate intermedie sono su richiesta e possono anche essere a distanza di 5 metri l’una dall’altra, dove l’autobus si trasforma anche in un corriere express che riceve e consegna pacchi a domicilio, dove si avvisa il passaggio suonando un clacson che sembra una trombetta dello stadio che stordisce tutti, dove ti spingono per entrare, per passare, per vendere enchilladas e gassosa, per cercare uno spazio che è impossibile trovare o per prendersi giustamente i soldi del passaggio..per quanto odi tutto questo, non posso non ammettere che probabilmente gli spostamenti in bus hanno rappresentato per me l’esperienze più belle e vere vissute fino adesso in Nicaragua.
Quelle che più mi hanno avvicinato alla gente, quelle che mi hanno più emozionato e quelle che forse ricorderò con più piacere una volta tornata a casa.

Marianna Costanzo
Casco Bianco Nicaragua
ProgettoMondo Mlal

Nessun commento:

Posta un commento