
Ecco cosa ci racconta Silvia, con le sue impressioni di “neo diciottenne”, dopo il primo impatto con il Paese.
“Che dire, sono partita all’insegna dell’avventura, senza troppe pretese,con la voglia di imparare molto e poter trasmettere il più possibile la mia voglia di fare e per quanto possibile tutta la mia energia, nonostante sia stata decimata da un caldo inaspettatamente soffocante e in certi momenti sfinente. A parte questo sono molto fiera della mia decisione. Sono fiera di aver accettato questa “sfida” e di aver avuto l’opportunità di potermi trovare a raccontare quello che ho visto coi miei occhi.
Ho visto una capitale caotica e a mio parere poco attiva; ho visto mezzi di trasporto che pensavo non esistessero più o che solo nei film si potessero trovare; ho visto case come baraccopoli ma nonostante questo persone al loro interno con la voglia di continuare, la voglia di provare a rendere migliore la propria vita e quella del resto della famiglia. E ho visto bambini, tanti bambini. Coi loro occhi sognanti e straniti quando, vedendoci passare, ci chiedevano con un fare un po’ timido da dove venissimo e poi poco dopo senza chiedere niente ci regalavano un sorriso dolce e un abbraccio inaspettato: regali decisamente graditi e con quelli tanta felicità e nuova energia.
Ho visto giovani consapevoli del proprio passato rivoluzionario e desiderosi di cambiare un po’ le carte in tavola per potersi costruire un futuro all’altezza dei loro sogni. Ragazzi che pur non avendo le possibilità economiche adeguate si mettono in gioco chiedendo prestiti e aprendo imprese pur di continuare gli studi e\o assicurare un minimo di benessere ai propri cari.
Ma siamo realisti, il paesaggio non è certo tutto rose e fiori!
Il male e la gente malavitosa riempiono le strade tanto quanto le persone per bene e non è raro neanche vedere gli strati più deboli della popolazione. Quelli che non posseggono nulla, quelli che non si aspettano nulla dalla vita se non guadagnare quel che basta per arrivare a fine giornata, quelli che si accontentano di un pezzo di cartone su cui stendersi la sera, pregando che la loro vita al risveglio si riveli un poco migliore. Quelli che ogni minima distrazione altrui è un piccolo vantaggio per se stessi, quelli che ormai sono conosciuti dalle autorità locali ma a loro in fin dei conti non interessa più di tanto. Ragazzini che giocano a fare i gangster anche se in realtà per loro non è proprio tanto un gioco quanto un modo per essere qualcuno e assicurarsi la propria posizione nel proprio territorio. Già, perché i territori sono segnati e come funghi si vedono spuntare scarpe appese ai cavi della luce ad ogni angolo di strada".

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