Sono 24 le donne che domenica sono state fermate, insieme ai loro figli, dalla polizia e i militari che si trovano in uno dei 24 posti di blocco dislocati tra Tegucigalpa e la frontiera con il Nicaragua a Las Manos.
La giornalista di una radio locale - arrestata e poi rilasciata, in quanto membro della delegazione di diritti umani del Comitato federativo autonomo diritti umani (Coffadeh) in cui si trovava anche Ellen Verryt dell'ong Solidarietà Mondiale – ha riferito che in tutto ci sono almeno 500 persone in stato di fermo. Tra queste anche la moglie del Presidente Zelaya, Xiomara Castro, e tre deputati del Partito di Unificazione Democratica: Silvia Ayala, César Ham e Marvin Ponce.
La polizia al confine ha il comando delle operazioni e cammina armata insieme ai militari, con giubbotti antiproiettile, bombe lacrimogene e non solo. Nella zona si è anche notata la presenza di alcuni franchi tiratori.
Una signora, proprietaria di una piccola trattoria, che vive in una comunità vicina alla frontiera, si è preoccupata di dare cibo e acqua ai manifestanti, che da alcuni giorni sono sotto il cocente sole o la pioggia torrenziale dell’inverno tropicale. Ma poco dopo i militari le hanno ordinato di chiudere la piccola trattoria.
Una delegazione per i diritti umani, venuta a conoscenza della presenza di alcuni feriti, ha chiesto all’ufficiale a capo di uno dei posti di blocco - un tenente colonnello di cognome Amaya – di concederle il passaggio. Anche per permetterle di consegnare viveri e vestiti a chi ormai da 5 giorni si trova sotto le intemperie. L’ufficiale non ha concesso il passaggio, nonostante le insistenze anche di alcuni deputati.
Secondo le parole della giornalista, la strategia adottata è di implementare il "Piano BJ", il Piano di Billy Joya, militare torturatore durante gli anni 80, che consiste in guerra psicologica, cerchio mediatico e contrattazione di sicari.
L’ultima importante notizia trasmessa dall’unica TV che riporta i fatti nella loro completezza, Cholusat Sur, riferisce che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha annunciato la revoca di quattro visti diplomatici di funzionari del governo presieduto da Roberto Micheletti, come parte come delle misure di pressione di Washington per spingere il ritorno al potere del deposto presidente Manuel Zelaya.
Ian Kelly, portavoce del Dipartimento di Stato, informa che sono sotto revisione anche tutti i visti dei funzionari del governo sorto un mese fa, dopo il colpo di Stato contro Zelaya.
Anche l’Unione Europea si appresterebbe ad assumere la stessa decisione degli USA: il ministro degli Esteri spagnolo ieri ha dichiarato che proporrà di sospendere il visto ai golpisti.
Intanto Tegucigalpa ogni giorno è teatro di manifestazioni pacifiche, organizzate dal fronte a favore del rientro di Zelaya. E la polizia manifesta la sua intolleranza contro chi protesta senza violenza e vorrebbe soltanto un governo degno e democratico.
PINO DE SETA, cooperante ProggettoMondo Mlal in Honduras
giovedì 30 luglio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento