lunedì 13 luglio 2009

Honduras: la comunità internazionale deve fare di più

"Sono passati 15 lunghi giorni dal quel triste 28 giugno 2009, giorno in cui Manuel Zelaya Rosales, presidente democraticamente eletto dell’Honduras, alle 5 del mattino, mentre dormiva a casa sua, è stato prelevato con la forza da militari incappucciati, messo su un aereo ed esiliato in Costa Rica. Un colpo di stato nel terzo millennio, un colpo di stato “democratico” e “costituzionale” come si sforza di dire l’attuale Presidente Robero Micheletti, fattosi eleggere dal congresso dopo l’esilio di Zelaya. Quindici giorni durante i quali l’Honduras è ritornato indietro di 30 anni. Non per niente l’attuale presidente Micheletti ha chiamato come consulente e analista politico il famigerato Billy Fernando Joya Amendola, capitano dell’esercito honduregno responsabile dell’assassinio di 6 giovani studenti e di chissà quante persone torturate o fatte sparire durante i primi anni '80 in Honduras.
È interessante ascoltare l’intervista fatta a Billy Joya da Edgardo Melgar, giornalista di una potente corporazione televisiva, Televicentro, che non ha fatto altro che sostenere a spada tratta il golpe, nonché mentire e nascondere tutto ciò che faceva scomodo all’attuale governo. Se si ha voglia di conoscere il volto attuale di questo assassino e torturatore, il quale giustifica il colpo di stato del generale Augusto Pinochet in Cile e paragona la situazione di quella nazione con l’Honduras attuale, è sufficiente entrare nel sito del nuovo governo honduregno: www.laverdadenhonduras.com. Da qui si passa al blog e, una volta dentro, si cerca l’intervista del 28 giugno a Billy Joya, una “perla” di giornalismo moderno.
Nonostante le volgarità giornalistiche e del governo di Micheletti, in questi giorni continuano le proteste e le manifestazioni a sostegno del rientro di Zelaya. Migliaia di persone si riuniscono a Tegucigalpa per dire no al colpo di stato, voluto dalla oligarchia politica-economica e militare dell’Honduras.
E mentre si manifesta pacificamente per le strade del paese, per trovare una soluzione a questa gravissima crisi istituzionale, a San José di Costa Rica si riuniscono le delegazioni dei due governi: quella che sostiene Micheletti e quella che sostiene Zelaya, con la mediazione del Presidente del Costa Rica e premio Nobel per la pace 1987 Oscar Arias.
Le posizioni di entrambe le delegazioni sono molto distanti. Micheletti è convinto che Zelaya non può e non deve rientrare in Honduras, in quanto l’attuale governo, essendo stato eletto dal congresso, è in una posizione giuridica inattaccabile.
Zelaya, invece, continua deciso nella sua battaglia per rientrare nel paese, e sostiene che bisogna ristabilire l’istituzionalità nel paese, perché ciò che hanno fatto Micheletti e i suoi seguaci, con l'aiuto dei militari, non è altro che un colpo di stato premeditato.
Lo scontro continua, mentre la comunità internazionale, in un primo momento decisa nel sostenere Zelaya, si è assopita in un torpore poco comprensibile, da cui speriamo si risvegli al più presto".

PINO DE SETA, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras

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