Il golpe in Honduras continua a togliere vite. Il fine settimana passato è stato funestato da ben tre morti, segno di una realtà in profonda crisi.
Prima è toccato a Pedro Muñoz, ragazzo di 23 anni, che è stato trovato morto la mattina di sabato 25 luglio in una località vicina alla frontiera con il Nicaragua, dove si era recato insieme ad alcuni amici per ricevere il presidente Zelaya.
A un certo punto un veicolo della polizia lo aveva prelevato e da quel momento non si erano più avute sue notizie, fino al giorno dopo, con il rinvenimento del corpo, coperto di colpi prodotti da oggetti o dovuti a torture.
Ai funerali del ragazzo, domenica 26, stavano partecipando due poliziotti in incognito, gli amici si sono accorti della loro presenza e li hanno aggrediti. Soltanto l’intervento di alcune donne ha evitato il linciaggio. Le donne non sono però riuscite a evitare che il gruppo di ragazzi incendiasse l’auto dei poliziotti.
Nel frattempo domenica altri due ragazzi morivano all’uscita della partita di calcio Olimpia-Motagua, un classico del campionato honduregno. I sostenitori dell’Olimpia si sono scatenati contro la polizia, e restano ancora da accertare i motivi. Un poliziotto, chiaramente ripreso dalla telecamere delle Tv locali, ha iniziato a sparare ad altezza uomo dirigendosi verso i tifosi. Soltanto l’intervento di un altro agente, che ha tolto la pistola dalle mani del collega, ha evitato la strage. Le pallottole del poliziotto sono comunque riuscite a registrare in poco tempo un bilancio tragico: due i morti, un giovane architetto di 26 anni e un ragazzo di 17.
E non finisce qui. La polizia all’improvviso ha caricato il gruppo di tifosi - anche ragazzi e ragazze per terra, assolutamente indifesi - e ha iniziato a picchiarli con manganelli e bastoni. In ospedale si calcola siano state trasportate circa 150 persone.
Per quanto riguarda la giustificazione dei fatti, secondo la polizia e alcuni deputati intervistati da una TV locale, la responsabilità sarebbe da addossare ad alcuni nicaraguensi, infiltrati al fine di destabilizzare il governo attuale, a sostegno del presidente deposto Zelaya.
Continua intanto il coprifuoco. Dalle 18 alle 6 del mattino nei dipartimenti confinanti con il Nicaragua e dalle 23 alle 5 nel resto del paese.
Tutto ciò mentre Micheletti continua a mentire sul colpo di stato, e vari ministri, ogni giorno, e per due o tre volte al giorno, si presentano in TV dicendo che in Honduras si vive in democrazia, pace e tranquillità.
PINO DE SETA, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras
lunedì 27 luglio 2009
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