Venerdì 29 aprile, superati gli innumerevoli vincoli burocratici, politici e di protocollo, e le immancabili sfortunate congiunture, in una delle sale del Congresso di Lima, ha preso ufficialmente il via il Progetto Perù Migrante, grazie anche all’appoggio della Congressista Elizabeth Leon e del suo team.
L’evento ha visto la partecipazione di un pubblico vario -da studenti a ministri, da membri di organizzazioni della società civile a parlamentari- ognuno con una aspettativa e motivazione propria. Infatti, oltre alla presentazione nel dettaglio – da parte dei rappresentanti delle diverse istituzioni coinvolte – di antecedenti, obiettivi, risultati attesi e attività programmate; è stata affrontata la tematica centrale e cruciale del Progetto, ovvero i diritti dei migranti, regolari e non, dal punto di vista accademico e politico.
Ed è stato proprio quest’ultimo –l’aspetto politico–, imprescindibilmente legato al tema della migrazione, ad attirare l’attenzione del pubblico e della stampa.
Forti ed efficaci le parole di Eduardo Vega Luna, Difensore del Popolo, che ha dichiarato la necessità di creare una legge quadro per “gli oltre 3 milioni di peruviani che si trovano all’estero, e che –ha detto- sono spesso vittime di xenofobia, discriminazione, e mancanza di servizi di base”.
E in particolare, come conferma César Cárdenas Lizarbe, Direttore del team di ricerca sui Diritti Umani della Defensoría del Pueblo, è indispensabile una politica pubblica integrale, che copra ogni tappa del processo migratorio e che preveda l’impegno di tutto l’apparato statale. È necessario un quadro normativo che affronti in forma integrale ogni singola tappa del processo migratorio: “prima della partenza, il perché scelgono di partire, quali sono le cause, e cosa fare una volta attraversata la frontiera, cosa deve fare lo Stato all’estero attraverso i consolati, e cosa può fare lo Stato per le persone che vorrebbero rientrare nel paese e reintegrarsi”.
Marco Núñez-Melgar Maguiña, Ministro Direttore della Protezione e Assistenza al Nazionale per il Ministero degli Affari Esteri Peruviano, ha affermato che: “Questo progetto presenta uno studio su nuove politiche che si possono generare sul tema della tratta di persone. È anche un appoggio a tutte le politiche esistenti per combattere la tratta e la mafia che c’è dietro, e che poggia su tre assi fondamentali: prevenzione, lotta, e appoggio alla vittima”.
Inoltre, da molti, è stata affermata e condivisa la necessità di riconoscere e affermare una “nuova idea di solidarietà internazionale basata sulla corresponsabilità sui grandi processi globali”. Corresponsabilità in questo caso da parte dello Stato di origine e degli Stati di arrivo, sia delle istituzioni pubbliche che della società civile, come della stessa popolazione peruviana, migrante e non. Concetto promosso anche da Mario Mancini, rappresentante di ProgettoMondo Mlal in Perú.
Grandi promesse e grandi aspettative, dunque, che si possono riassumere nel commento fatto dalla giornalista del periodico “La República”: “Da oggi, la drammatica e penosa situazione che – ha fatto notare- affrontano quotidianamente le migliaia di immigrati peruviani nel mondo, vittime di xenofobia, abuso, tratta e sfruttamento lavorativo, non potrà piú passare inosservata da parte delle autorità”.
E ora, dopo tante belle parole e promesse, è tempo di passare ai fatti. Bisogna ammettere che è ammirevolmente alto il livello di entusiasmo e di voglia di impegnarsi manifestati da tutte le realtà coinvolte direttamente, e indirettamente, nel Progetto. Dunque, al lavoro!
Daniela Grisi
capoprogetto Perù Migrante
giovedì 5 maggio 2011
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