Ho ricevuto in ufficio la visita di don Isac, il padre di un ragazzo di 18 anni che é appena uscito dal carcere di San Pedro con la condizionale. A stento riusciva a trattenere le lacrime e mi chiedeva di includere nella lista dei ragazzi che vanno a Qalauma anche suo figlio. “Ma come”, gli ho detto, “se é uscito in libertà dovresti essere contento, perché chiedi che rientri in una struttura chiusa?”
“Mio figlio prima di entrare in carcere non sapeva che cosa fosse la droga”, inizia a raccontare. “Adesso mi ha rubato due bombole di gas da casa ed é andato a venderle per comprarsi droga. Ho trovato nella sua stanza, fra le sue cose personali, una piccola pipa e altri oggetti che si utilizzano per fumare droga. Quando non sono in casa lui si alza alle undici del mattino, ha abbandonato gli studi, frequenta amici poco raccomandabili, continua a dirmi che ha debiti da pagare ma non mi dice a chi, a volte non rientra nemmeno a dormire a casa, mi continua a dire bugie e alla fine ha ammesso che sta consumando. Addirittura non va piú a firmare davanti al giudice per la libertà condizionale. Non so piú cosa fare. A volte lo porto con me a lavorare e sembra che si impegni ma già al secondo giorno inventa qualsiasi scusa per non venire più. Orami ha toccato il fondo e voglio che entri a Qalauma perché là ci sono una scuola, laboratori, serre per lavorare la terra, orari e disciplina. Io non riesco più a controllarlo e a volte non so reagire che con la furia e la violenza vedendo la mia impotenza e il suo lassismo totale”.
Gli ribatto che non posso far entrare suo figlio a Qalauma perché deve avere un ordine giudiziario per poter entrare nel Centro.
“Sono andato dal giudice”, mi ha detto, “ e, pur con gran dispiacere gli ho chiesto di dettare una nuova sentenza nei suoi confronti per farlo entrare nel centro Qalauma dove sono sicuro che si metterà a posto. Nel centro c’é una equipe di persone che lo possono aiutare, accompagnare e consigliare e soprattutto forse gli daranno gli stimoli che io non sono riuscito e non riesco a dargli”.
Mentre don Isac mi parlava, mi passavano per la mente le situazioni di molti genitori che qui in Bolivia, ma anche in Italia, si trovano disarmati e impotenti di fronte al mostro della droga che uccide le ultime forze di reagire e di combattere non solo nei ragazzi, ma anche nei genitori che non sanno piú dove dirigersi e si auto flagellano con i sensi di colpa. Autorità e strutture pubbliche non hanno politiche che vadano incontro a giovani e adolescenti, questo è un dato di fatto. La mia intenzione è quindi premere perché si accelerino le pratiche burocratiche necessarie a far funzionare al cento per cento Qalauma. Ogni giorno che passa, all’interno del carcere di San Pedro, le vittime come il figlio di Isac si moltiplicano e bruciano sogni e progetti di vita futuri.
Riccardo Giavarini
ProgettoMondo Mlal Bolivia
“Qalauma, giovani trasgressori”
giovedì 23 giugno 2011
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