martedì 22 marzo 2011

Bolivia: Per un carcere senza polizia

Io non immagino un carcere senza polizia, io lo sogno! E spero che questo diventi realtà il più presto possibile”. Ramiro Llanos Moscoso, ex direttore di regime penitenziario nazionale boliviano, riflette sul ruolo della polizia penitenziaria, anche alla luce del nuovo centro di reclusione minorile Qalauma inaugurato un mese fa nella provincia di El Alto. Il Centro per giovani trasgressori Qaluama – il primo carcere per minori nato in Bolivia – è stato realizzato da ProgettoMondo Mlal dopo un lavoro di 10 anni e, con i suoi 150 posti per ragazzi e ragazze, conta di poter restituire dignità e diritti di base, nonché un’opportunità di reinserimento sociale post-detenzione, ai giovani reclusi del Paese.
Continua Moscoso:
Le carceri del nostro Paese, amministrate dal Ministero del Governo attraverso la Direzione Generale del Regime Penitenziario, sono diventate delle discariche umane, soprattutto in quei centri dove lo Stato, già con scarse risorse, ha investito denaro nell’architettura per lasciare all'abbandono più totale le infrastrutture interne e i suoi detenuti. Dalla fondazione della Repubblica ad oggi, a carico dell'amministrazione delle prigioni c'è anche la polizia boliviana, insieme al Ministero dell'Interno, conosciuto anche come Ministero del Governo.
Già ampiamente conosciuta per le tante denunce, la polizia adibita al controllo della sicurezza penitenziaria sta perdendo sempre più l’opportunità di mantenere tale ruolo di responsabilità.
Le denunce di corruzione e di gestione arbitraria nelle prigioni sono agli occhi di tutti nel nostro Paese e nonostante questo si insiste nel volere risolvere il problema per via amministrativa.
È risaputo che nelle carceri boliviane i detenuti consumano i propri giorni tra alcol e droghe che vengono introdotte liberamente dalla porta d’entrata, sia di giorno che di notte. Nelle carceri si fanno favori illeciti, si coprono loschi affari alle porte e le relazioni di condotta inviate ai giudici vengono modificate e limate dove necessario. Come si può continuare con questo modello che non funziona?
Le carceri, così malmesse, sono del tutto inutili al fine ultimo della pena che dovrebbe essere quello di proteggere la società dai crimini, e recuperare e reinserire socialmente i condannati, attraverso la formazione e il rispetto della Legge.
Resta quindi da risolvere la problematica penitenziaria soprattutto dal punto di vista politico, per dare una risposta adeguata all’aumento di delinquenza e permettere la riabilitazione dei carcerati”.
Una risposta che Moscoso individua nella comunità che, proprio con la costruzione del nuovo centro Qalauma, ha dimostrato di sapersi imporre per la costruzione di un centro penitenziario per giovani, basato su una nuova proposta metodologica: la giustizia “restaurativa”.
“Per la felicità di tutti coloro che abitano nelle vicinanze della città di Viacha – prosegue l'ex direttore - si è realizzata "Qalauma", una prigione in cui tutto il processo di riabilitazione dei detenuti sarà affrontato con una nuova metodologia che sosterrà l’opportunità di miglioramento di vita attraverso il lavoro e l'educazione, offrirà sicurezza all’interno del centro, assicurerà che i meriti per il buon comportamento vengano valorizzati per la futura libertà dei detenuti. Tutto questo lavoro sulla pena permetterà ai giovani condannati di ritornare alla vita normale con positività e contribuire allo sviluppo della propria società.
Un nuovo programma di riabilitazione e di miglioramento di vita è stato assunto da diverse istituzioni e Ong nel centro di Qalauma, tutti noi ci sentiamo orgogliosi per aver contribuito in modo collettivo alla costruzione di questo carcere per i giovani inaugurato poche settimane fa. L’appoggio per la costruzione è giunto per il 95% da fonti private, chiese e Ong e il finanziamento statale è stato del 5%, dovendo ora l’amministrazione penitenziaria farsi carico dell’alimentazione, della fruizione dei servizi base, della contrattazione di personale tecnico e di tutto ciò che garantisca la continuità del suo funzionamento.
Tutta l'amministrazione e le funzioni di Qalauma devono essere a carico di personale civile e volontariato tecnico, questo vuol dire farsi carico di tutto ciò che è sicurezza: dal controllo delle porte a quello dell’entrata di materiali, alimenti, persone; dalle attività all’interno del penitenziario basate soprattutto sull'educazione, sul lavoro, sulla formazione di abitudini di buon comportamento, al lavoro formativo con i volontari che dovranno assumere l’obiettivo di civilizzare il centro, nel rispetto dei diritti umani.
Questo carcere non deve essere corrotto come gli altri che funzionano in questo Paese e per evitare questo nel corso della sua vita deve come minimo tener fede a questi requisiti. Prima di tutto il controllo della sicurezza interna e esterna deve essere a carico di personale civile e il carcere deve avvalersi di personale tecnico penitenziario capace. La struttura debe poi includere nel proprio centro solo detenuti fino al 25esimo anno di età e il trattamento penitenziario deve seguire un processo ben stabilito e il mantenimento di una direzione solida: il detenuto resterà in carcere finchè non avrà dimostrato cambiamenti tali da essere valutato idoneo al reinserimento sociale. Dovrà poi essere data particolare importanza allo sviluppo di attività artigianali nella prima fase di detenzione e al coinvolgimento della comunità attraverso la partecipazione attiva di volontari, oltre alla realizzazione di corsi di volontariato tecnico e l’apertura del centro ai professionisti dell'UPEA, l'UMSA e altri istituti superiori affinché concludano la loro formazione. Qalauma non deve sperimentare o improvvisare, ma garantire professionalità e efficacia alla metodolgia penitenizaria, deve lavorare nella consapevolezza che i carcerati possono aiutarsi a vicenda nella riabilitazione e no scordare mai che il Centro è un carcere e che le persone che lo popolano stanno scontando una pena per gli errori che hanno commesso o per ciò che le loro azioni hanno causato. La disciplina, l’integrazione con gli altri e il rispetto del lavoro comune sono valori essenziali da tenere saldi per la qualificazione della struttura e per il futuro dei giovani carcerati.
Tutto quello che verrà fatto a Qalauma servirà in futuro da un lato per dimostrare che si possono dirigere centri penitenziari con personale civile, dall’altro per spingere l’elaborazione e l’approvazione di una Legge di Giustizia Penale Giovanile, assente nel nostro Paese”.

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