“..Senza memoria sarebbe impossibile guardare al presente e, ancor meno, costruire un futuro degno di essere vissuto. Senza verità, valori centrali come la sincerità e l’onestà smetterebbero di esistere. E senza giustizia, regnerebbe l’impunità e i crimini e tragedia si ripeterebbero senza soluzione di continuità..” (Segreteria della Cultura della Regione di Cordoba).
Mentre in Italia qualche giorno fa (il 21 marzo) si celebrava la "giornata contro tutte le mafie" ricordando i morti per mafia nel nostro Paese, in Argentina il 24 di marzo é stato battezzato il "Giorno della Memoria, della Verità e della Giustizia". In questo giorno, per una legge nazionale del 2002, si evocano le 30.000 vittime del terrorismo attuato dopo il colpo di stato del 24 marzo 1976 con cui l’esercito argentino prese il potere.
La dittatura militare, istauratasi dopo quel giorno, era parte di una strategia globale per l’America Latina, che in Argentina durò dal 1976 al 1983, portando terrore, sterminio e aumento del disagio sociale, dovuto a politiche antipopolari che disindustrializzarono il paese, concentrarono la ricchezza in poche mani e aumentarono povertà, disoccupazione e indigenza.
Durante il cosiddetto “processo di riorganizzazione nazionale” promosso dai gradi superiori dell’esercito, sono stati sequestrati, torturati e uccisi migliaia di argentini e argentine che si opponevano al regime militare e che, come ha detto una delle madri delle vittime, Emilia Villares de D’Alma, “sognavano un paese migliore”. Il terrore creato dalle forze militari aveva l’obiettivo di neutralizzare qualsiasi forma di dissenso politico: le persone sparivano in un alone di mistero, paura e omertà.
L’Argentina vive ancora con la ferita di quegli anni che hanno segnato tutto il Paese, anche se ci sono stati notevoli passi avanti nel riconoscimento dei fatti successi. Un esempio sono le molte associazioni nate negli anni della dittatura per protestare, manifestare, denunciare, e che dall’essere perseguitate sono passate a coprire ruoli importanti nella vita sociale del paese: Madres, Abuelas, Hijos, Nietos de Plaza de Mayo sono alcune tra queste. Tutte unite da un grande e unico obiettivo: quello di dare voce alla memoria, alla verità e alla giustizia.
Oggi, 24 marzo 2011, a 35 anni dal colpo di stato, queste associazioni organizzano attività sociali, culturali e politiche e sono previste marce in tutto il territorio argentino per ricordare tutto ciò.
“Siamo figli di una stessa storia, di una generazione che ha lottato per un paese più giusto e per questo “desaparecieron” (scomparvero)” ....queste parole sono di Martin e Ramiro, due dei 103 ragazzi che hanno potuto scoprire le loro vere origini e di essere figli di desaparecidos. Sono i “Figli apparsi (aparecidos)” delle Abuelas di Plaza de Mayo, ovvero le mamme dei ragazzi che la dittatura ha fatto sparire, e che ancora continuano a cercare i loro nipoti. Attraverso il test del DNA e una banca dati che si incrementa di 10 persone a settimana (secondo Nicolas, un ragazzo volontario nella filiale dell’associazione Abuelas di Cordoba), si può cercare di risalire alla propria famiglia biologica e tutte le persone nate tra il 1976 e il 1981 e in dubbio sulla propria identità possono sottoporsi all’esame. Come “pezzi di un puzzle” le abuelas e la loro equipe stanno ricostruendo le identità di moltissimi ragazzi e ragazze che ancora non conoscono le loro vere origini. “Ho vissuto 32 anni come un fantasma” ha detto Francisco Madariaga Quintela, nipote numero 101 che ha trovato la propria identità grazie alle abuelas. L’associazione Abuelas de Plaza de Mayo oltre a recuperare i figli dei desaparecidos del terrorismo di stato, ha dato alla comunità nazionale e internazionale il quadro legale e culturale perché questo delitto non si ripeta più in nessun posto del mondo.
L'Argentina, a differenza di altri paesi latino-americani, ha intrapreso un cammino politico verso il riconoscimento della propria storia e di giudizio dei fatti. Leggi, risarcimenti, e inizio dei processi (molti dei quali nell'ultimo anno), sono alcuni dei provvedimenti che hanno intrapreso governi nazionale e locali sulla base dei diritti umani.
A gran voce tutte le associazioni che marciano in questa giornata chiedono: processo giusto per tutti i militari e le persone implicate nei crimini in quegli anni, con apertura di tutti gli archivi della dittatura e l’apparizione in vita di Julio Lopez, uno dei più importante testimoni in un processo e misteriosamente scomparso prima dell’udienza. Questo ultimo fatto fa capire come ci siano ancora frange della popolazione che per paura della giustizia o per indifferenza, la ostacoleranno sempre.
Oggi l’Argentina si stringe insieme alle Abuelas e alle persone che hanno sofferto nella storia argentina, ma che hanno saputo sfidarla e che stanno ancora cercando giustizia e verità, attorno ai 30.000 desaparecidos, ai nipoti “apparsi” e ai 400 che mancano all'appello.
Francesco Venturin,
casco bianco ProgettoMondo Mlal Argentina
giovedì 24 marzo 2011
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