venerdì 6 agosto 2010

In Brasile, tra musica e desiderio di riscatto

Scrivono dal Brasile, per raccontare un Paese intriso di musica e desiderio di riscatto attraverso l'educazione. A farlo sono Filippo Ambrosini, Federica Lugani e Valentina Riscazzi, che stanno vivendo l'esperienza di Kamlalaf insieme a Danila Pancotti di ProgettoMondo Mlal e all'assessore al Futuro del Comune di Piacenza Giovanni Castagnetti.

"Ovunque tu vada in Brasile, c’è sempre musica. Musica ti segue: tra i vicoli del Pelorinho, centro storico di Salvador dai mille colori, per le strade della periferia, sulla spiaggia … ovunque lei ti segue. Dai baracchini che, sul far della sera, offrono birra e gamberetti, si espandono romantiche serenate, all’uscita da scuola i bambini ballano la samba suonando il pandeiro. A Salvador, appena può la gente canta, danza, crea musica con tutti gli espedienti possibili: si usano tamburi come il pandeiro, i bonghi e i djembè, ma anche bidoni di latta e vecchi campanacci tornano utili.
Così fanno per esempio, i ragazzi del progetto “Vivendo Apprendendo” del quartiere Portao, qui a Salvador. Uno dei tanti progetti di intervento sociale che stiamo conoscendo grazie a Loris e Maria di Casa Encantada, la casa per turisti responsabili dove alloggiamo in questi giorni.
I ragazzi di “Vivendo Apprendendo”, si ritrovano in una piazzetta del Portao, dove un tempo gli spacciatori mercanteggiavano alla luce del sole, e dove oggi un centro educativo rimane aperto tutte le sere, quale luogo di aggregazione. Sotto la costante guida di Zinho, educatore e maestro di capoeira, e di Nomio, insegnante di percussioni, diverse decine di ragazzi suonano tamburi costruiti con bidoni di latta e copertoni, oppure imparano l’antica arte della capoeira. Passatempo alternativo alla strada, dove ogni settimana giovani armati si scontrano per fame di droga, ma soprattutto, preziosa occasione per imparare a vivere valori umani fondamentali.
“Axèlata”, così si fa chiamare il gruppo di giovani musicisti, suona una musica decisa, forte e coinvolgente, un ritmo incalzante che ti prende, frutto di una meravigliosa sincronia di gesti. Così, anche nella capoeira, l’equilibrio sottile delle parti è sempre a dura prova: si mima una lotta attraverso una danza, anticipando e rispondendo con attenzione ai movimenti dell’altro, rispettando l’avversario e con lui portando a termine questa sfida fatta di gesti armonici e acrobazie. Arti come queste, insegnano il rispetto e l’ascolto reciproco, diventano opportunità per crescere come veri cittadini nel rispetto della legalità e della dignità di ciascuno. Zinho aspetta i ragazzi tutte le sere, è sempre in allerta ad ogni segnale di crisi o stanchezza; li incoraggia e li sostiene accettando la sfida educativa che questo impegno rappresenta per lui e per la comunità.
L’educazione in senso popolare, quale compito irrinunciabile per la comunità, traspare dalle figure educative che incontriamo nel nostro viaggio, emerge come forza ancora viva qui in Brasile. Si educa a divenire cittadini consapevoli nonostante la povertà, si educa ai diritti, e ad accogliere le tante diversità che popolano il paese. Ne abbiamo avuto prova noi stessi assistendo al gemellaggio nato tra i ragazzi di Axèlata e quelli del Movimento Sem Terra: percussioni in aperta campagna, conoscenza della teoria guida del movimento e danza, in uno continuo scambio culturale, come Brasile insegna.
Lo scambio, è proprio la chiave per leggere il senso del nostro viaggiare: ovunque andiamo, impariamo qualcosa di nuovo e, a nostra volta, cerchiamo di lasciare un segno. Così è capitato anche con i ragazzi di Casa do Sol, un altro progetto visitato nel corso del nostro viaggio. La Casa, nata diversi anni fa per opera di un missionario italiano, Padre Luis Litner, è un asilo e un centro educativo del quartiere Cojazeira V. Altra periferia, altre problematiche, ma sempre comunque i segni di una bellezza che sa resistere di fronte alle brutture dell’uomo. Giovanissimi educatori, con una normalità che stupisce, gestiscono volontariamente il doposcuola dei bambini. Insieme a loro giocano e si divertono, nonostante la povertà e la violenza che li circonda li costringerebbe a crescere in fretta. Un altro bell’esempio di questo Brasile che non smette di stupirci, e di insegnarci che la gioia sa abitare anche i palazzoni popolari diroccati. Che è proprio nella strada, ai margini, dove tutto può diventare possibile".

Filippo, Federica, Valentina

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