venerdì 13 agosto 2010

Dona Anita si prepara a ballare

Ana è cuoca, e per due settimane al mese lavora ad AIPAI, una delle associazioni di contadini che collaborano con ProgettoMondo Mlal nel progetto “Vida Campesina”.
Quando si è presentata all’equipe lo ha fatto come Dona Anita, e da quel momento, visto che anche tutti gli altri lo facevano, l'ho sempre chiamata così.
Dona Anita è di Potosì, la città mineraria a 3 ore da Ckara Ckara. Si dice che i minerali che sono stati estratti qui nel periodo coloniale siano così tanti che con essi si sarebbe potuto costruire un ponte dalla Bolivia a Madrid.
Dona Anita ha meno di 35 anni, forse anche meno di 30. Non ha figli, e neppure marito. Le malelingue dicono abbia un fidanzato che non si decide a sposarla. Ma le persone che le vogliono bene dicono che in realtà sia lei che non lo vuole sposare.
A Dona Anita piacciono le soap opera romantiche, mentre cucina tiene sempre la televisione accesa per non perdersi una puntata.
Ogni volta che vado da lei mi aggiorna sugli ultimi avvenimenti, con la stessa lentezza con cui procedono le serie televisive. E quasi sempre mi pare che ripeta la stessa storia.
Il 29 e 30 agosto Dona Ana ballerà per le strade di Potosì per los Ch’utillos, festa dedicata a San Bartolomeo. La leggenda narra che il Diavolo abitasse una serie di grotte lungo la strada che porta alla città e che uccidesse chiunque passasse di lì. E solo l’intervento del Santo portò alla sconfitta del maligno e alla liberazione della strada, decretando così la fine dell’isolamento degli abitanti di Potosì.
Dona Anita ballerà un ballo tradizionale boliviano chiamato Caporales. Nel farlo rappresenterà il suo quartiere e, per questo, tutte le sere da due settimane e fino ai giorni della sfilata, si allena nella piazza della fontana a trecento metri da casa sua.
Più che per imparare i passi l'allenamento serve per acquistare resistenza. Ogni giorno dovrà infatti a ballare per più di sette ore consecutive.
A Dona Anita piace stare due settimane al mese a Ckara Ckara. Sono già quattro anni che lo fa e ormai si sente un poco a casa quando è qui. In paese tutti la conoscono, e la considerano una di loro.
Tutti i giorni, dopo aver finito di lavare i piatti del pranzo e prima di incominciare a preparare la zuppa della cena, esce sulla strada a chiacchierare con la proprietaria del negozietto di fronte e quella della cabina telefonica.
Dona Anita è simpatica, la conversazione a tavola quasi sempre la dirige lei. Fa sempre un sacco di battute e ride di gusto. A volte invece è triste. Lo si capisce perché rimane zitta e guarda solo nel piatto. Perché sia triste non si sa.

Martino Bonato
casco bianco ProgettoMondo Mlal Bolivia

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