Francesco Margara, fiorentino, ha da poco raggiunto l’equipe del progetto “Vita dentro”, realizzato in Mozambico per migliorare le condizioni di vita dei reclusi della Provincia di Nampula. Francesco, che nelle righe che seguono si presenta, collaborerà al progetto occupandosi della parte economico-produttiva.
Sono Francesco Margara, ho 33 anni e sono nato a Firenze. Ho studiato Scienze Agrarie Tropicali e Subtropicali all'Università degli Studi di Firenze e mi sono laureato nel 2007 con una tesi svolta nella zona di frontiera tra Texas e Messico sulla mosca della frutta, detta Mexican Fruit Fly, che colpisce gli agrumi in generale, frutti che sono una delle colture più importanti per lo stato americano “da una sola stella”. Durante gli studi ho aderito al progetto Erasmus svolgendo 6 mesi di studi in Portogallo all'Università di Agraria di Lisbona, dove ho imparato a parlare portoghese. Nel frattempo ho fatto molti viaggi in giro per il mondo con la ferma intenzione di imparare a stare in posti diversi con persone di differenti culture e usanze.
Dopo la laurea ho cominciato a cercare lavoro senza molte soddisfazioni, a meno che un lavoro part time da giardiniere non sia considerata una svolta a livello professionale, e così ho cercato fortuna all'estero, e più precisamente in Brasile nello Stato di San Paolo, in un posto chiamato Jaboticabal. Ospite di amici conosciuti durante la tesi in Texas, ho potuto frequentare un corso sul Controllo Biologico in Entomologia presso l'Università locale, e ho svolto un tirocinio presso una società di consulenza per software da utilizzare nelle industrie zuccheriere brasiliane. Ho lavorato inoltre in una scuola di lingue insegnando italiano per quattro mesi. Di ritorno dal Sud America, ho ottenuto l'abilitazione a dottore Agronomo con l'esame di stato, anche se il mio desiderio fin da piccolo è sempre stato quello di viaggiare. Così nel novembre del 2009 ho finalmente trovato lavoro nell’ong bolognese GVC, per un progetto di sviluppo rurale nella provincia di Maputo, per l'esattezza in Namaacha al confine con Swaziland e Sudafrica. Sono partito per questa nuova esperienza con molti dubbi e poche certezze, visto che mi apprestavo alla mia prima esperienza di cooperazione in un continente, l’Africa, fino a quel momento sconosciuto. Il contatto con persone esperte mi ha dato modo di imparare molto sul settore della cooperazione, aspetti positivi e non, che comunque sia mi hanno convinto a continuare questa splendida esperienza di vita e di lavoro. Dopo i primi sei mesi ho capito che non potevo andarmene e quindi ho prolungato la mia permanenza lavorativa fino ad arrivare a 16 mesi di vita/lavoro in Mozambico. Lavorare a stretto contatto con i contadini locali mi ha permesso di mettere in pratica ciò che fino a quel momento avevo letto solo sui libri: formule e termini tecnici hanno lasciato spazio a zappa e sudore nei campi per aiutare e farmi apprezzare dai miei nuovi “colleghi” beneficiari. Tutto ciò che ho vissuto negli ultimi mesi mi ha fatto crescere notevolmente sia a livello personale che professionale e per questo sarò sempre riconoscente alle persone del GVC che hanno reso possibile questa mia crescita a livello umano.
Quando la mia l'esperienza con il GVC stava per concludersi, ho cercato di rimanere in Mozambico, visto che la conoscenza del territorio e la familiarità con lo stile di vita locale ormai mi sono entrati dentro. E’ così che sono entrato in contatto con ProgettoMondo Mlal per un progetto nella Provincia di Nampula. Una volta ascoltato e studiato il progetto, non ho esitato ad accettare questa nuova sfida.
Cosa ti ha spinto ad aderire a ProgettoMondo Mlal?
La voglia di restare in una terra accogliente, tra persone sempre pronte al confronto e che hanno bisogno di chi sappia orientarle sulla strada di uno sviluppo sostenibile. Queste le motivazioni forti che mi hanno convinto a scommettere ancora sul Mozambico e soprattutto su un progetto che saprà darmi altre conoscenze e al quale spero di poter dare molto dal punto di vista professionale.
Cosa ti aspetti da questa esperienza professionale?
Accettare questa nuova sfida significa per me continuare il mio processo di apprendimento del mondo della cooperazione, rafforzando le conoscenze in aree tecniche a me poco familiari: gestione del personale, lavoro di gruppo, amministrazione e lavoro con i reclusi. Sarà molto interessante partecipare a un processo di riconoscimento dei diritti dei detenuti per dare loro una “futuro oltre le sbarre”.
Come ti proponi di contribuire al nostro ProgettoMondo Mlal?
Sono convinto di portare tutta la mia professionalità al servizio del progetto, definendo in maniera partecipativa le migliori soluzioni a livello agronomico per poter dare conoscenze e possibilità finora impensabili ai reclusi di Nampula. Conto pertanto di portare un miglioramento tangibile per la vita dei carcerati dentro e fuori dal carcere, ricordandomi sempre che la miglior pena per un recluso è la riabilitazione e non la punizione.
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