La scorsa settimana a Santiago del Cile è stata duramente repressa, con centinaia di fermi e arresti, un’altra manifestazione indetta dai movimenti studenteschi che, da mesi ormai, chiedono con forza “un’educazione pubblica gratuita, di qualità e accessibile a tutti”. Concretamente i giovani cileni premono perché il governo modifichi l’attuale proposta di riforma del sistema educativo in termini di garanzia costituzionale e di qualità dell’insegnamento, vieti le forme di lucro vigenti nelle università private e favorisca invece il ritorno a un’amministrazione del sistema educativo a livello statale.
Il pesante intervento delle forze dell’ordine sui manifestanti ha suscitato profonda indignazione negli altri Paesi dell’America Latina e risvegliato l’incubo, ancora impresso nelle popolazioni sudamericane, della repressione indiscriminata vissuta negli anni delle dittature militari.
Sulla base degli ultimi dati, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico Ocse) afferma che nelle scuole del Paese si vive tutt’ora una forte segregazione sociale e che l’educazione risulta molto classista.
L’indice Duncan che misura il grado si separazione sociale nelle scuole -e secondo il quale 01.00 = segregazione- in Cile é dello 0.68, contro una media dello 0.46 che, nei Paesi del nord Europa, scende allo 0.35. Un tasso che –dicono gli osservatori internazionali- misura quanto, rispetto alla disponibilità economica delle loro famiglie, adolescenti e giovani cileni abbiano concretamente maggiori difficoltà ad accedere al sistema scolastico nazionale.
E, secondo l’Unesco, proprio l’educazione costituisce “il grande debito sociale del Cile” e non perde occasione per ribadire periodicamente quanto siano necessari maggiori investimenti nell’ambito educativo, proprio per garantire uno sviluppo dignitoso e completo, soprattutto per quanto riguarda i settori sociali più vulnerabili.
Anche in occasione di queste ultime manifestazioni di piazza, è tornato a farsi sentire il Frente Culturale Raymundo Gleyzer di Buenos Aires che partecipa e sostiene le rivendicazioni studentesche: “L’educazione cilena – ha dichiarato un suo referente alla stampa argentina - sta mostrando le conseguenze di anni di mercantilismo educativo. E di fronte a migliaia di studenti che scendono in strada per difendere un diritto fondamentale, ovvero un’educazione gratuita e di qualità, il governo di Piñera ha risposto invece con la repressione e con l’arresto di 800 studenti”.
Sempre secondo il Frente Culturale Raymundo Gleyzer, “solo una grandissima resistenza popolare ha impedito che anche l’Argentina seguisse lo stesso destino del vicino Paese. Fortunatamente – ha dichiarato il portavoce del Frente - negli ultimi 15 anni ci sono stati profondi cambiamenti nell’educazione mondiale, specialmente in America Latina”.
A sostegno dei movimenti studenteschi cileni, e contro la repressione poliziesca, si stanno sviluppando spontanee diverse manifestazioni di protesta. L’opinione comune è infatti che, su un tema tanto importante com’è quello dell’educazione, destinato a influire sulle nuove generazioni e perciò su un reale cambiamento, vadano assolutamente sostenute le rivendicazioni degli studenti cileni, in quanto rivendicazioni giuste e necessarie, sulle quali, anzi, investire e costruire il futuro comune.
Francesco Venturin
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal Argentina
mercoledì 10 agosto 2011
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