“La scuola rischia di chiudere almeno per tutta la prossima settimana…” ci dice la vicedirettrice della scuola superiore Argentina Castello Branco, accogliendoci sulla soglia semi-allagata dell'edificio: “Ci sono dei fili elettrici scoperti e può essere pericoloso”.
La “Argentina Castello Branco” si trova dirimpetto alla favela di Guadalupe, una delle più grandi della città di Olinda, accanto a un complesso militare. Molti degli alunni di casa Melotto vivono in questa zona, e il pomeriggio frequentano le lezioni alla Argentina.
E' così che comincia il nostro viaggio all'interno del sistema di istruzione superiore pernambucano, che si snoda in queste settimane nelle diverse scuole convenzionate col Progetto Casa Melotto – edifici diroccati, con grandi stanze dal soffitto alto, grate di metallo alle finestre, pozze d'acqua e fili scoperti.
Scopo del Progetto è proprio quello di colmare le lacune dell'istruzione pubblica di cui stiamo testimoniando in queste settimane, offrendo a ragazzi dotati di buone capacità e di volontà il sostegno culturale ed educativo necessario a entrare all’università, passando la prova del Vestibular, il test di ammissione molto arduo in cui vengono richieste conoscenze generali.
Come ci confermano da più parti, genitori e professori, il sistema di istruzione superiore brasiliano è purtroppo ricco di difetti: carenza di professori, scarse motivazioni, strutture fatiscenti, mancanza di fondi...
Noi stessi, quindi, ci rendiamo facilmente conto dell'importanza che Casa Melotto riveste per i ragazzi che la frequentano: si tratta di studenti le cui famiglie non hanno la possibilità economica di permettersi studi in scuole private, le uniche che garantiscano un accesso universitario praticamente sicuro.
I ragazzi che provengono da contesti di povertà e disagio sono infatti drammaticamente costretti a restare nel limbo dell'istruzione pubblica, consci che il diritto a un livello di istruzione più elevato è loro negato. Le conseguenze ideologiche di un tale sistema sfociano, sostanzialmente, nel concetto che “chi nasce povero deve restarlo”. Insomma, come ci confessa Thais, una studentessa del terzo anno, quando si ha la favela come background l'idea di poter affrontare gli studi di medicina è inconcepibile: molto più logico andare a vendere popcorn e bibite per strada. Nonostante i provvedimenti, perlopiù palliativi, adottati dal governo Lula in questo campo (come l'istituzione di alcune quote universitarie riservate a studenti provenienti dai licei pubblici), l'accesso alle università è ancora quasi un'esclusiva per coloro che provengono da istituti privati.
E tuttavia, il dato più importante che emerge dalle nostre visite, ci viene fornito da un preside che confessa come, oltre il 50% dei suoi ex-studenti in grado di passare il Vestibular, è stato a suo tempo alunno di Casa Melotto. Il diritto all'istruzione, nel Brasile di oggi, un Paese in pieno sviluppo economico, è ancora un traguardo raggiungibile da una minoranza.
Marta Pontoglio
Casco Bianco
ProgettoMondo Mlal Brasile
venerdì 19 agosto 2011
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