Chi può decidere delle risorse della Terra? Chi stabilire quali uomini e quali popoli possano goderne più di altri? E ancora, chi decretare dove e cosa produrre? Di buone pratiche di sostenibilità e cura dei beni comuni si parlerà nella nuova edizione di Terra Futura, che si terrà a Fortezza da Basso (Firenze) dal 20 al 22 maggio. A dieci anni dal primo World social Forum, l’evento della sostenibilità mette quindi al centro “La cura dei beni comuni”. Una cura che - considerato il disinteresse evidente o l’incapacità dei governi e delle istituzioni di farvi fronte - è sempre più nelle mani dei cittadini e delle organizzazioni.
Una tematica che sta particolarmente a cuore anche a ProgettoMondo Mlal, impegnata in programmi di edilizia popolare e sviluppo locale partecipativo, come quello in corso nelle province di Cordoba e Santa Fe in Argentina (“Habitando”), ma anche in progetti come quello appena avviato ad Haiti (“Nuove energie”) a partire dalle nuove politiche ambientali promosse dall’Unione Europea a favore dei paesi in via di sviluppo.
Nel 2010, secondo il Global Footprint Network, si è varcata la soglia critica oltre la quale il consumo globale delle risorse naturali ha superato il tasso con cui la natura le rigenera. Il ritardo è già grave e una gestione finalmente responsabile e sostenibile non si può più rimandare: oltre all’irrimediabile danno ambientale, altrimenti, c’è anche il rischio che vengano meno molti diritti come la salute, l’equità sociale, il lavoro, la sicurezza, l’educazione e l’informazione… Così si legge nel Position Paper, il documento condiviso che riassume la visione politica dei partner di Terra Futura
«Ciò che Terra Futura chiede da anni - spiega Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, – è un nuovo contratto sociale “a responsabilità collettiva”. Le contraddizioni del modello di sviluppo attuale se da una parte generano continue crisi dall'altra hanno prodotto pratiche e idee di economia di mercato basate sulla responsabilità, la relazione, la sostenibilità. Finalmente la necessità di riconvertire l’economia in modo partecipato e democratico e in ottica ecologica e sociale, è avvertita come un’esigenza e un’opportunità concreta da parte di settori sempre più ampi della società civile».
martedì 1 febbraio 2011
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