Acqua, una risorsa e un bene comune. Per difendere il quale la Bolivia è già scesa in campo in passato, e adesso continua a ricordarne l'importanza tramite un forum internazionale che si è appena concluso a Cochabamba.
Numerose le organizzazioni sociali europee presenti all'evento terminato ad aprile, per unirsi a quelle locali e individuare qualche valido spunto per portare avanti quella in Italia, come in Europa, sta rappresentando una nuova battaglia.
In un momento in cui il tema della privatizzazione dell'acqua sta prendendo piede anche da noi, va infatti ricordato che un tentativo in tale direzione fu per la prima volta messo in atto proprio in Bolivia, quando nel settembre del 1999 il governo decise di privatizzare l'acqua. Nello stesso periodo il comune di Cochabamba concedeva per trent'anni la gestione di qualsiasi risorsa idrica - persino quella dei pozzi privati - alle multinazionali Bechtel e Edison, provocando un aumento dei prezzi delle bollette triplicati in poco tempo, là dove un salario medio non supera i 60 dollari al mese e la spesa dell'acqua arriva ai 12. E senza alcun miglioramento dello stato degli impianti visto che, ancora oggi, buona parte della popolazione continua a restare esclusa dai servizi idrici essenziali.
Per questo la società civile non esitò a organizzarsi fin da subito in comitati e a manifestare con decisione e insistenza per l'abolizione della legge sulla privatizzazione. Scioperi e blocchi stradali in quel periodo erano all'ordine del giorno anche se la repressione da parte dallo stato centrale arrivava alla violenza.
L'apice del conflitto è stato raggiunto nell'aprile del 2000, che ha visto scendere in piazza più di 600.000 persone e dare il via ai cosiddetti “giorni della guerra dell'acqua”. Scontri con la polizia e la morte di cinque manifestanti oltre che centinaia di feriti: ma la sollevazione popolare è stata così forte, decisa e persistente da portare il governo ad abolire la legge e a rendere nuovamente pubbliche le imprese idriche.
Tutt'ora questa vicenda ha un forte peso nell'immaginario e nel vissuto dei cochabambini e più in generale ha assunto un forte valore simbolico in quanto esempio di come una forte partecipazione popolare possa riuscire a cambiare il corso degli eventi e le decisioni arbitrariamente stabilite da governi e multinazionali.
Una vittoria anche per Josè, il bambino protagonista del fotoracconto realizzato da ProgettoMondo Mlal in cui l'acqua è quella del fiume Tumusla, che scorre a 2.500 metri di altezza nelle valli boliviane.
Martino Bonato, casco bianco in Bolivia per ProgettoMondo Mlal
martedì 18 maggio 2010
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