mercoledì 26 maggio 2010

Casa, lavoro e diritto alla città

Nel corso degli ultimi dieci anni, ogni anno, 22 milioni di persone nel mondo sono riuscite a risolvere il problema legato alla precarietà delle proprie abitazioni, migliorando di conseguenza le loro condizioni di vita.
Risultati, però, non ancora sufficienti, anche per l’enorme crescita delle città avvenuta nello stesso periodo di tempo.
Di fatto quindi, le migrazioni verso le zone urbane, unite a una crescente disuguaglianza nella possibilità di accedere a una casa e a un terreno per costruirla, hanno fatto sì che il numero di persone residenti in zone povere (villas, favelas ecc.) sia passato da 776 a oltre 827 milioni nel mondo.
Per far fronte a situazioni di forte disagio abitativo come queste, ProgettoMondo Mlal è impegnato in Argentina in un programma di sviluppo - “Habitando” - nato per generare e rafforzare iniziative per la costruzione di case popolari in settori poveri delle province di Santa Fe e Córdoba.
Un impegno portato avanti attraverso la collaborazione indispensabile con il partner locale Ave, l'associazione di abitazione economica che il mese scorso ha partecipato al Quinto Forum Mondiale (FUM) di Rio de Janeiro, dove oltre ventimila persone provenienti da 150 diversi Paesi si sono riunite per analizzare e discutere sulla velocità con cui si sta urbanizzando il mondo e sull’impatto di tale urbanizzazione su comunità, città, economie e cambiamento climatico.
Organizzato dalle Nazioni Unite, il FUM ha finito con il rappresentare l’evento più importante sulla gestione della crescita delle città, con funzionari, politici, accademici e leader sociali riuniti per analizzare politiche che generino città più inclusive e sostenibili.
Le conclusioni del Forum, sintetizzate nella “Carta di Rio”, si basano sul principio del diritto alla città e pongono enfasi sulla necessità di adottare politiche inclusive per assicurare che tutti gli abitanti, senza nessun tipo di discriminazione, abbiano accesso ai servizi pubblici e alle decisioni importanti.
Il diritto a un habitat sano e a una casa degna sono stati sanciti in numerosi patti e convenzioni internazionali sui diritti umani e nella stessa costituzione nazionale Argentina. Tuttavia, risulta ancora un diritto negato alla maggior parte della popolazione mondiale e lo stesso Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha definito le condizioni di vita nelle villas e nelle favelas come una violazione dei diritti umani.
Ave lavora da oltre 40 anni per promuovere - partendo da azioni e spazi distinti - una visione che contempli la casa come un diritto fondamentale e non come una semplice mercanzia. Anche, come detto, tramite il progetto Habitando, promosso e cofinanziato – oltre che da ProgettoMondo Mlal - anche dal Ministero degli Affari Esteri italiano, con l'obiettivo di applicare modelli partecipativi integrali per la costruzione di case popolari attraverso micro e piccole imprese. Il progetto mira a vincolare la domanda abitativa con l’offerta produttiva in ogni località, dove poi verranno costruite o migliorate le case, per contribuire a soddisfare le necessità abitative delle famiglie povere, e allo stesso tempo generare lavoro per i piccoli imprenditori locali della costruzione, portando ricchezza al territorio.
A livello nazionale esistono programmi che contemplano la costruzione di case con la partecipazione dei diversi agenti sociali e contribuiscono a generare sviluppo locale e lavoro per micro produttori organizzati. Tuttavia, la maggior parte del finanziamento nazionale è destinato alla costruzione di case attraverso appalti con grandi imprese, e non risponde nella stessa maniera ad altre domande dei settori poveri come ad esempio l’accesso a una casa degna, la regolarizzazione dei terreni demaniali, miglioramenti e ampliamenti a case già esistenti e crediti per l’auto-costruzione.

Articolo di Lucio Scardino, ufficio comunicazione progetto Habitando, pubblicato su "La Voz" il 22 aprile 2010

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