martedì 5 giugno 2012

Violentata e uccisa. Vittima, in Honduras, di una guerra mai dichiarata

Quando era passata la prima volta dall’ufficio, il personale tecnico del progetto mi aveva chiamato: ero in Honduras da un paio di mesi e i colleghi volevano che facessi una veloce presentazione della nostra istituzione italiana a un gruppo di ragazzi venuti in capitale dal Valle di Amarateca.
Tra loro c’era anche lei, voce strillante in mezzo a un bel numero di ragazzi tra i 15 ed i 20 anni, un gruppo in cui l’amicizia si è mescolata e rafforzata grazie alla presenza del progetto Infanzia in Rete, e alle sue attività promosse proprio nelle comunità di origine dei ragazzi.
Fu uno scambio di chiacchiere piacevoli e sensato: i ragazzi chiedevano dell’Italia e di ProgettoMondo Mlal, dell’Unione Europea, della mia vita mezza nomade.
Io a mia volta domandavo, non essendo mai stato in Amarateca, cosa fosse vivere nel Valle, cosa si facesse nel tempo libero, che facevano i genitori, e quali prospettive vedevano per il loro futuro.
Lei – 20 anni e senza compagno - mi parlò di suo figlio di 5 anni, e la cosa mi sorprese parecchio, data la sua faccina da adolescente alle prime armi nella vita adulta. Una cosa è avere appena avuto un figlio a vent’anni, un’altra è averne uno che si avvicina all’età della scuola elementare quando si è ancora all’ultimo anno delle superiori.
Ricordo il commento che mi fece: “Ero una bambina e avevo già un bambino”. Ricordo che mi raccontò anche della sua prima notte a casa dopo l’ospedale e il parto: si addormentò con il figlio nel letto e venne svegliata dai suoi genitori perché stava rischiando d’utilizzare il bebè appena nato come cuscino … Per lei era un cambio di paradigma radicale, non ne era pronta, e vedeva nel sonno da quindicenne una proiezione dell’infanzia e non la consapevolezza carica di doveri dell’essere mamma.
Tutto qui. Chiacchiere intorno a una bevanda fredda, schivando zanzare.
Poi un giorno, la collega incaricata della zona di Amarateca, è entrata in ufficio in lacrime. La ragazza che poche settimane prima era lì con noi, era scomparsa.
L’hanno ritrovata qualche giorno dopo, su un ciglio di una strada qualunque; gli esami medici post mortem dicono che è stata ripetutamente violentata, e che poi le hanno sparato quattro colpi in piena faccia a chiudere la faccenda.
Uno dei caduti per morte violenta che il Paese, che ha lo stesso numero di abitanti della regione Lombardia, sperimenta tutti i giorni. Uno dei tanti. Oltretutto una persona per nulla famosa e conosciuta. Quindi niente indagini.
Per paura, il padre ha deciso di non sporgere neanche denuncia. Non sia mai che i colpevoli lo scoprano e tornino per regolare i conti anche con lui, o altri componenti della famiglia…
Il figlio di lei crescerà con i nonni, pochi ricordi di una mamma dal viso adolescente, orfano di una guerra sporchissima mai dichiarata.

Alessandro Gambarini
ProgettoMondo Mlal Honduras

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