Centinaia di persone, arrivate dai 18 dipartimenti del Paese, si sono date appuntamento lunedì 5 ottobre a Tegucigalpa, la capitale dell'Honduras. Con canti hanno pregato per le persone decedute durante gli scontri con l’esercito e la polizia.
A 100 giorni dal colpo di stato contro il presidente Manuel Zelaya Rosales, Roberto Micheletti inizia a dare qualche indizio di flessibilità, pur da prendere con cautela.
Lunedì ha insinuato la possibilità del ritorno di Zelaya al potere, ma solo dopo delle elezioni del 29 di novembre. Una clausola che lascia perplessi.
Il governo ha anche abrogato il decreto illegittimo che sospendeva le garanzie costituzionali,sotto la pressione del congresso, dei candidati alla presidenza e del Tribunale Supremo Elettorale. Gli unici a favore del decreto sono sempre stati gli impresari e il movimento UCD, Unione Civica Democratica, sostenuta dalle grandi imprese e da diversi politici oltranzisti.
É importante sottolineare però che il decreto che dovrebbe abrogare le norme che sospendevano le garanzie costituzionali, diventerà esecutivo soltanto nel momento in cui sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. La data della pubblicazione non è stata decisa.
Lunedì c’è stata anche la visita di una senatrice del Congresso USA, la repubblicana Ros-Lehtinen, politica statunitense di estrema destra, molto conosciuta per l'appoggio che offre ai gruppi terroristici anticastristi residenti a Miami. La Ros-Lehtinen, naturalmente, ha sostenuto fortemente il governo Micheletti e ha giustificato la destituzione di Zelaya.
Dall’altro lato, un gruppo di deputati del partito democratico degli Stati Uniti, ha inviato una lettera al presidente del congresso dell’Honduras, ribadendo che l’unica soluzione al conflitto è la restituzione alla presidenza di Zelaya e lo svolgersi delle elezioni previste per il 29 novembre.
In un'intervista pubblicata domenica 4 ottobre sulla rivista brasiliana 'Veja', Micheletti si tira fuori da qualsiasi responsabilità per l’esilio di Zelaya, qualificandolo come una marionetta di Chavez, ma allo stesso tempo assicura che il suo allontanamento è avvenuto dentro la legalità. Anche se crede che sia stato un errore espellere Manuel Zelaya dal paese, Micheletti nell'intervista dichiara che “i militari avrebbero dovuto portarlo in tribunale, ma hanno deciso di mandarlo via dal paese per evitare spargimento di sangue”.
Roberto Micheletti ha poi affermato che i responsabili dell'esilio di Zelaya - di cui non ha fatto i nomi - saranno portati davanti alla giustizia e castigati.
PINO DE SETA, cooperante ProgettoMondo Mlal in Honduras nel programma Giovani per lo Sviluppo
martedì 6 ottobre 2009
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