martedì 11 gennaio 2011

Haiti, l'emergenza in cifre

I dati ufficiali delle Nazione Unite e del governo di Haiti riassumono una situazione impressionante: 3,5 milioni le persone colpite dal terremoto; 222.570 morti e 300.572 feriti accertati; 2.3 milioni di sfollati e senzatetto; 1.300 campi e tendopoli di accoglienza; 105.000 case distrutte e 188.383 gravemente danneggiate. Tra queste il Palazzo Presidenziale, il Parlamento e la Cattedrale di Port au Prince, per un totale del 60% delle strutture pubbliche. E ancora, 8 ospedali distrutti e 22 seriamente danneggiati, pari a più della metà delle strutture sanitarie dell’area. E 4.992 scuole colpite dal terremoto, pari al 23% delle scuole dell’intero Paese. L’80% di queste –circa 3.978- completamente distrutte.
Léogane, l’area di intervento della nostra Organizzazione al momento del sisma, si trova a circa 30 chilometri da Port Au Prince ed è stato l’epicentro. Una zona rurale dove le case sono rade e non esistono centri urbani concentrati. Qui, le case distrutte sono quasi il 90 per cento, e la distruzione ha essenzialmente colpito strutture, abitazioni e scuole.
Solo nella Terza sezione del comune di Léogane, denominata Grand Rivière, esistono 48 scuole. Di cui solo 7 hanno avuto pochi danni minori, mentre delle altre 41 scuole 29 sono state completamente distrutte e 12 solo parzialmente in piedi.
Nella situazione attuale l’educazione rimane dunque una delle priorità ad Haiti.
Il gruppo di lavoro interistituzionale sull’educazione, costituitosi dopo il terremoto per la fase di ricostruzione, ha stabilito che 3.978 sono le scuole distrutte e danneggiate, di cui l’80% non ha ancora ricevuto alcun tipo di sostegno, nemmeno in termini di strutture temporanee e di forniture indispensabili ad assicurare il regolare programma delle lezioni.
Inoltre, nel sistema scolastico haitiano, prevale ancora una gestione privata delle strutture. Per cui, delle circa 5mila scuole colpite dal sisma, soltanto il 15% circa possono definirsi realmente scuole statali. Per il restante 85% si tratta di scuole, riconosciute sì dal Ministero dell’Educazione, ma gestite da privati: congregazioni religiose, cattoliche (in misura minore) o di altre chiese cristiane (in larga maggioranza), scuole comunitarie autogestite, o proprietari privati singoli, in moltissimi casi gli stessi direttori.
Si calcola che i destinatari delle diverse iniziative di assistenza post-terremoto siano un totale di 500mila studenti.
Nonostante però tutti gli sforzi per la riattivazione delle attività scolastiche, si è assistito nel periodo post-terremoto a una riduzione delle iscrizioni, a cui si aggiunge uno strutturale basso livello di scolarizzazione (40%). A Léogane è tornato a frequentare le lezioni meno del 50% dei bambini in età scolare. E in questo modo anche gli insegnanti hanno in gran parte perso il proprio posto di lavoro, ritrovandosi alla ricerca di nuove fonti di reddito.

Nessun commento:

Posta un commento