mercoledì 24 novembre 2010

Haiti, effetto polveriera. Tra colera, protesta e disperazione

Nicolas Derenne, nostro coordinatore dei Programmi ad Haiti, con il collega e capoprogetto Julien Blachier ci danno un aggiornamento della situazione che sta vivendo in queste ore il Paese. Tre ormai le componenti che, mescolate insieme, rischiano di fare di Haiti una pericolosissima polveriera: l’emergenza post terremoto, la diffusione del colera e ora anche i disordini, le proteste e l’aumento di violenza e delinquenza.

Ad Haiti, la tensione per il presente e l’ansia per il futuro sono al culmine.
Come un treno che ha imboccato una discesa senza freni, Haiti si appresta a precipitare in un vero ed enorme disastro sanitario, in un contesto che è a 360 gradi fuori controllo e non pare ci sia niente e nessuno che possa fermare l'epidemia di colera.
1.344 morti, più di 23.000 pazienti ricoverati e circa 57.000 casi di infezioni: questi i dati, già controversi, come reso pubblico dal governo di Haiti 4 giorni fa. Tutte le organizzazioni concordano sul fatto che i dati siano sottostimati, anche perché i due terzi del Paese non è raggiungibile in auto, e dunque è inverosimile raccogliere area per area le cause di ciascun decesso di questi ultimi tempi e il loro numero esatto.
Inoltre, molte delle persone infette non hanno denunciato la malattia, e vivono recluse nelle proprie abitazioni: la malattia è infatti vista come una disgrazia e averla diventa tabù. La paura del giudizio degli altri è concreta e paralizzante.
La situazione, oltre che estremamente delicata di per sé, si fa inoltre ogni giorno più tesa dal momento che la Minustah (emanazione delle Nazioni Unite ad Haiti per la stabilizzazione del Paese) viene considerata ora dagli haitiani la responsabile dell’arrivo, e dunque della presenza e anche del contagio della malattia, del contingente nepalese. E per assimilazione, diventano bersaglio di una popolazione drammaticamente tesa, tutti i “forestieri bianchi”, siano essi cooperanti, giornalisti e altre delegazioni di passaggio.
Il dipartimento di Artibonite (a nord della capitale Port-au-Prince), dove è stata accertata la malattia, risulta ancora il più colpito, con quasi la metà di tutti i decessi (701) e 13.000 ricoveri in ospedale.
Soprattutto, la malattia si sta diffondendo anche a Port-au-Prince, incrementata dalla presenza di innumerevoli campi di emergenza, sorti dopo il terremoto del 12 gennaio, nei quali le condizioni igieniche sono pessime. Qui il bilancio delle vittime è salito a 77, un record che aumenta notevolmente di giorno in giorno.
Oggi la domanda è ancora più complessa: come fermare dunque questo flagello quando il governo ha la testa rivolta alle elezioni di domenica 28 novembre? Con anche gli incidenti in aumento e la tensione popolare che sale?
La radio ha da poco diffuso la notizia che, nel nord-ovest di Haiti, un seggio elettorale è stato saccheggiato dalla gente arrabbiata per la composizione dei seggi elettorali che, secondo loro, favorirebbe la parte di Jude Célestin, candidato sostenuto dal presidente uscente. In diverse regioni del Paese altri uffici del Consiglio elettorale provvisorio sono stati attaccati dai dimostranti, come ad esempio a Miragoane, città costiera nel sud del paese, dove sono state erette barricate per protestare contro la designazione "fraudolenta" di supervisori elettorali.
Anche noi dell’equipe italiana di ProgettoMondo Mlal stiamo riducendo al minimo, come tutti i nostri colleghi haitiani, i nostri spostamenti attraverso il Paese. E da giorni sono state distribuite armi nel Paese, già li sentiamo sparare, e nessuno sa se la situazione si aggraverà ulteriormente nei prossimi giorni. Due giorni fa, i nostri colleghi sono stati fermati lungo la strada da una banda armata e derubati di tutti gli oggetti di valore che avevano con sé.
Ora anche noi, fino a oggi più ottimisti, sentiamo tutto il peso della situazione e cresce la paura della malattia. E con la nuova tensione anche politica di quest’ultima settimana si complicano ulteriormente la vita e il lavoro di tutti nel Paese.
Un primo elemento di risposta a tutto ciò è legato alle elezioni di domenica. Possiamo solo sperare.

ProgettoMondo Mlal, presente ad Haiti da più di 10 anni, attualmente lavora alla realizzazione di 3 Programmi di sviluppo: 1 di emergenza post terremoto a Léogane (Scuole per la Rinascita), a 34 chilometri ad ovest della capitale, 1 in partenza nel Plateau Central dove adesso si sta rapidamente diffondendo il colera (Piatto di sicurezza) e uno a sudest, sul confine con la Dominicana (Viva Haiti). Vi sono impegnati al momento 2 operatori di ProgettoMondo Mlal e un giovane stagista e altri 2 sono in partenza dall’Italia.

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