
Le reminiscenze di scuola, e qualche fugace ripasso sui testi di storia e di filosofia politica, danno il là alla nostra vicepresidente Ivana Borsotto per intervenire con una puntuale riflessione.
Ricordando infatti quanto il concetto e la pratica della democrazia siano variate nel tempo e che la democrazia degli antichi era molto differente da quella dei moderni, (quella Greca da quella dei Comuni del 1200, da quella della Rivoluzione francese e da quella dell’Ottocento e così via fino ai giorni nostri), Borsotto sottolinea quanto il concetto e la pratica della democrazia siano variabili anche in questi nostri tempi.
“Oggi la democrazia sembra presentarsi come un set di vestiti. C’è quello rappresentativo, quello popolare, quello partecipativo, e quello assembleare. C’è quello plebiscitario e quello diretto, c’è quello esportabile e quello esclusivo ed elitario. Nei nostri giorni, per non pochi pensatori, il legame sociale non è più pensato o pensabile come un contratto razionale, come un sistema di regole, di norme e di procedure, capace di produrre e garantire un ordine. Piuttosto si tratta di un legame freddo, poco appassionante , un po’ ragionieristico e poco “cool”, come una democrazia per così dire oggettiva.
Al contempo, però, emergono dubbi sulla capacità della democrazia rappresentativa di affrontare con efficienza e in modo sostanziale i problemi delle trasformazioni strategiche, economiche e sociali a scala mondiale. E questo, o meglio anche questo, spiegherebbe l’apatia, la disaffezione, la sfiducia , gli astensionismi.
Al contrario, il legame sociale si starebbe configurando - per il ritorno della passione e delle passioni - come un patto emozionale, fondato sulla sensibilità, sulle amicizie, sui sentimenti pubblici , sulle affinità elettive, anche dei blog e dei social network, come una democrazia per così dire soggettiva.
Oggi le passioni sembrano animare grandi e piccole piazze di tutto il mondo con una intensità che da decenni sembrava perduta , pur tra contraddizioni e disordini e con esiti incerti. Ci si può quindi domandare quali siano le condizioni costitutive della democrazia , quali le costanti e quanto essa stessa possa cambiare. E ancora quale ne sia l’utilità, effettiva o percepita, per l'affermazione dei diritti politici, civili e sociali di tutti i cittadini e come strumento contro la povertà e la diseguaglianza oppure la sua criticità come attrito per processi decisionali che i tempi moderni richiedono sempre più tempestivi. Ci si può domandare se la democrazia presupponga l’assenza o la chiusura dei conflitti , o sia piuttosto un modo di valorizzare e ricomporre i conflitti. Si tratta di interrogativi di orizzonte molto ampio, ma di continua attualità.
Da un lato, infatti, negli ultimi decenni il numero degli Stati Sovrani si è quadruplicato ed è aumentata sensibilmente la percentuale di Paesi democratici: nei primi anni '70 era democratico il 20% dei regimi, incidenza che in questo primo decennio del 2000 ha superato il 50%. La democrazia si è spostata dal Nord, a Sud e a Est. Dall’altro, si sottolineano i crescenti limiti alle sovranità nazionali e si considerano nuove forme di governance, nuovi processi di partecipazione popolare e di formazione del consenso.
Si tratta di interrogativi che abbiamo pensato di cominciare ad affrontare domandoci se la democrazia sia, o sia ancora, uguale per tutti. Oppure se sia diversa, e sotto quali profili, in realtà diverse”.
ProgettoMondo Mlal e Cisv - impegnate nella promozione dei diritti umani, nel rafforzamento istituzionale, nel sostegno all'attivismo civile, nell'istruzione e, in una parola, in alcune componenti essenziali della democrazia in America Latina e Africa – non possono interrogarsi sul tema se non ascoltando la voce, le ragioni e le emozioni dei protagonisti della costruzione sociale e culturale della democrazia.
Conclude Borsotto: “Noi non realizziamo progetti “per”, ma progetti “con”. Le nostre attività di cooperazione sono elaborate e realizzate in piena collaborazione con le associazioni e le comunità locali, nella speranza che la democrazia possa essere affermata anche con un piccolo cambio di preposizione. La nostra voce è quindi quella della pratica della democrazia, che ne verifica e ne convalida la grammatica”.
Qui sotto le interviste da Haiti e dal Perù.
La prima è stata fatta a Suzy Castor, docente, storica e attivista per i diritti umani, che nel 1986 ha fondato il Cresfed, Centro per la Ricerca e la Formazione Economica e Sociale allo Sviluppo di Haiti.
La seconda dà invece voce a Francisco Ricardo Soberón Garrido, storico difensore dei diritti umani e attivista in Perù. Nel 1983 ha fondato Aprodeh, associazione nata proprio per la difesa dei diritti umani nel paese andino.
Bella lezione di democrazia, da chi la democrazia ha dovuto guadagnarsela con lacrime e sangue. Bella lezione per noi che la democrazia la percepiamo come una evidenza assodata, scontata, dovuta. Non sempre è così; può non essere così per sempre. Marialuisa
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