lunedì 24 settembre 2012

La ruta del Che, sulle orme di un mito

Il 9 ottobre del 1967 Ernesto Che Guevara, universalmente conosciuto come “Che”, fu ucciso a La Higuera, uno sperduto villaggio nella parte orientale della Bolivia. Oggi quasi 45 anni dopo quella data, il paese che lo ha giustiziato lo celebra come un vero e proprio eroe dedicandogli un progetto turistico autogestito dalle comunità locali, che prende il nome appunto di “Ruta del Che”, che ripercorre, passando da Saimaipata, Valle Grande e La Higuera, gli ultimi spostamenti del comandante Guevara, i luoghi testimoni della sua morte e degli ultimi combattimenti dei guerriglieri al suo fianco.
La “Ruta del Che” non è solo per chi vede in Che Guevara un eroe positivo, ma anche per chi, di diverse opinioni storiche e politiche, vuole fare esperienza di una Bolivia che non si trova nei tradizionali circuiti turistici. Difatti in questa zona si possono apprezzare numerosi villaggi più o meno accoglienti, situati ai piedi della “Cordillera Oriental”, che offrono ai visitanti molteplici attrattivi turistici, da siti archeologici pre-incaici, di cui il più famoso è El Fuerte di Samaipata, a bellezze paesaggistiche e naturalistiche mozzafiato come cascate, fiumi e una ricca vegetazione tropicale. Questa zona è inoltre una delle porte di accesso del celebre Parco Nazionale Amborò, una delle aree protette più importanti della Bolivia.
Nel 1966 Ernesto Che Guevara entrò in Bolivia e con un gruppo di 52 guerriglieri, stabilì le basi della guerriglia nella vallata del Rio Grande, nel Dipartimento di Santa Cruz, non lontano da Samaipata. Situata in posizione strategia nel cuore dell’America Latina, la Bolivia sembrava il posto logisticamente perfetto da cui avviare la rivoluzione socialista sul continente. Per di più in quegli anni in Bolivia le condizioni delle classi lavoratrici boliviane erano divenute sempre più insostenibili a causa della forte oppressione del governo militare di René Barrientos.
La mattina dell'8 ottobre del 1966 il Che e i suoi guerriglieri furono accerchiati nelle campagne della cittadina di La Higuera, in una conca che prende il nome di “Quebrada del Churo”, e durante un combattimento numericamente impari, a favore delle truppe boliviane, lo stesso comandante Che Guevara fu ferito a una gamba, al collo e alla spalla, catturato con due compagno e trasferito nella piccola scuola di La Higuera. Il giorno dopo venne giustiziato con una raffica di mitra alla schiena per ordine dell'alto comando dell'esercito boliviano supportato dalla CIA.
Il suo corpo senza vita venne trasportato in elicottero a Vallegrande e venne gettato in una fossa comune da dove nel 1997, grazie alle rivelazioni di un militare che aveva partecipato alle operazioni di cattura, furono riesumati i suoi resti e traslati nella sua Cuba.
Di quei giorni si conservano solo qualche foto, i racconti degli anziani, la scuola dove il Che venne ucciso, la lavanderia dell'ospedale dove fu barbaramente esposto il suo corpo e la buca che per trent'anni è stata la tomba sua e degli altri guerriglieri.
Quest'itinerario si snoda per circa 450 chilometri in aree della Bolivia scarsamente abitate, percorrendo strade e piste impolverate ma dai paesaggi mozzafiato.
Lasciata Samaipata, teatro di uno degli scontri vittoriosi della Guerriglia, e raggiunto dopo 68 chilometri Mataral, si devia per l'antica strada per Sucre che raggiunge dopo 53 chilometri il villaggio di Vallegrande.
Qui si trova la celebre lavanderia dell'Hospital Señor de Malta dove il cadavere del Che venne esposto per un giorno intero, e, a poca distanza, nei pressi dell'aeroporto, vi sono le lapidi che indicano il punto in cui furono interrati i cadaveri di Guevara e di altri sei guerriglieri.
Alla “Casa Municipal de la Cultura” sono invece conservati foto e documenti storici della guerriglia e delle tappe percorse dai guerriglieri.
Lasciata Vallegrande la strada sterrata porta in un paio d'ore a Pucará, tranquillo villaggio coloniale da dove una stretta strada in un'ora conduce a La Higuera. Un paio di chilometri prima di entrare nel villaggio la scritta su di un sasso indica il sentiero che porta alla sottostante “Quebrada del Churo”, il mitico luogo dell'ultima battaglia e della cattura di Che Guevara. A La Higuera, c'è ancora la vecchia scuola dove il Che venne giustiziato, trasformata oggi in un piccolo museo a lui dedicato.
Sono passati quasi quarantacinque anni dalla sua morte, eppure la sua immagine, la sua presenza e le sue idee sono ancora attuali, presenti, diffuse.
Libri, saggi, poster, magliette e ogni tipo di gadgets hanno contribuito a rendere leggenda una delle figure storiche più conosciute, importanti e studiate del secolo scorso. E proprio l'immagine del Che, spesso sfruttata e mercificata, una delle più riprodotte al mondo, a ricordare a tutti la sua continua presenza. Almeno tre generazioni di uomini e donne hanno abbracciato i suoi concetti di libertà e i suoi ideali. Alcuni l'hanno criticato, altri osannato, quasi santificato. Comunque Che Guevara resta il simbolo della rivoluzione e della voglia di libertà fino ai nostri giorni. Era l'uomo d'azione, il guerrigliero eroico, il comandante intransigente, ma anche l'amico fedele, il papà affettuoso, l'ultimo dei romantici. Un uomo che ha dato la vita per la libertà e la giustizia sociale.
Il Che con le sue gesta è andato sempre alla ricerca del suo sogno rivoluzionario, quello che avrebbe consentito a lui e a milioni di persone di vivere in “quell'altro mondo” che ancora oggi andiamo ricercando. Una persona ricca di sensibilità, amante della libertà e feroce contro ogni forma di ingiustizia nel mondo. Oggi più che mai le sue idee, la sua voglia di giustizia sociale e di libertà, in un mondo caratterizzato dalle eterne contraddizioni e dalle enormi disuguaglianze, sono sempre più attuali e vive in moltissime persone e continueranno a ispirare le generazioni future.

Luca Di Chiara
Casco Bianco Bolivia
ProgettoMondo Mlal

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