Il lavoro minorile è uno di quei temi sui quali la riflessione è quasi scontata: i bambini non lavorano, i bambini non devono lavorare! L’immaginario collettivo è cioè tutto legato al fenomeno dello sfruttamento minorile o a quelli dei bambini schiavi.
Eppure nel mondo ci sono 211 milioni di bambini, tra i 4 e i 16 anni che svolgono una qualche attività economica. Di loro, circa 73 milioni ha meno di 10 anni. Un dato certamente arrotondato per difetto, e che riesce a dare solo un’idea superficiale di quella che è ormai la realtà del lavoro minorile. Perché, appunto, al di là dei numeri non fornisce alcuna indicazione sulla qualità del dato: quale percentuale di questa impressionante cifra sia ad esempio riferita al lavoro sfruttato o schiavo, e quanta sia invece la percentuale di lavoro dignitoso, svolto nell’orario extrascolastico, limitato a poche ore della giornata e proporzionato all’età del bambino e dell’adolescente.
Per raccontarci quest’altra faccia del fenomeno del lavoro minorile è ospite della nostra ong una delegazione di bambini lavoratori rappresentanti del Movimento di bambini e adolescenti lavoratori (Manthoc) peruviano, una sorta di piccolo sindacato autogestito dai ragazzi che rivendica appunto il diritto a un lavoro dignitoso.
Milton 13 anni e Milagros di 16, accompagnati da un ex bambino lavoratore, oggi divenuto loro educatore, Alex, saranno dal 14 febbraio al 10 marzo in molte città del nord e del centro Italia (Veneto, Piemonte, Trentino, Emilia Romagna e Toscana) per incontrare scolaresche, consigli comunali dei giovani, gruppi scout, associazioni, piccole cooperative di lavoro, e altre realtà interessate a conoscere questo fenomeno, così diffuso nei Paesi del Sud del Mondo, attraverso i diretti protagonisti, ovvero loro, i bambini (in questo caso più adolescenti) lavoratori.
La mattina di venerdì 26, saranno ospiti della Scuola Media Dalle Laste di Marostica che da mesi, grazie a un gruppo di insegnanti particolarmente attenti e appassionati, lavora in classe anche su temi legati alla mondialità.
Dunque i nostri ragazzi di 12 e 13 anni conosceranno di persona alcuni loro coetanei peruviani, ascolteranno dalla loro voce la loro giornata scolastica, ma anche quella lavorativa (obbligatorio per lavorare è infatti avere un buon profitto a scuola, ndr.) e forse si scandalizzeranno meno di noi adulti benpensanti. Perché per loro quello del lavoro è un concetto ancora nobile che descrivono così: “Per noi lavorare significa crescere, significa imparare a renderci responsabili, significa contribuire al sostentamento della nostra famiglia, significa costruire la nostra dignità futura”.
Per questo, oltre a lavorare e andare a scuola, aderiscono al Manthoc e portano in giro per il mondo le loro principali rivendicazioni: la difesa dei diritti dei bambini lavoratori (orario adeguato, compenso equo, rapporti corretti, sostegno all’educazione scolastica, partecipazione all’attività legislativa che disciplina la materia).
Alex, guida della piccola delegazione peruviana, è stato uno dei primi bambini lavoratori ospiti della nostra organizzazione in Italia. Fu lui, nel 2003 a Perugia, a chiudere la Sesta Assemblea dell’Onu dei Popoli. All’epoca 15enne, Alex chiese con lucidità ed estrema saggezza a noi europei di “tenere conto anche della realtà dei bambini che vogliono lavorare, studiare e giocare, vedendo però salva la propria dignità oggi calpestata”. Un intervento che in quell’occasione commosse organizzatori e partecipanti in quanto testimonianza naturale della forza e della speranza delle future generazioni.
martedì 23 febbraio 2010
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