venerdì 19 febbraio 2010

HAITI: verso la stagione delle piogge. Emergenza tetti e cibo

E adesso inizia a piovere. In anticipo rispetto allo scorso anno, nelle ultime ore è caduta la prima pioggia di stagione sulle vittime del terremoto.
E l’acqua, che bagna, ingloba, mescola e trasporta, acuisce molti problemi. A cominciare da quelli igienico-sanitari. Infatti con l’acqua, detriti e rifiuti di ogni tipo si muovono dappertutto, e con questi si moltiplicano i rischi di epidemie. Le vie di comunicazione, già in condizioni molto precarie, diventano impercorribili, e le fonti di sopravvivenza si fanno ancora meno accessibili.
Come nel caso di Léogane, cittadina proprio nel cuore dell’epicentro del terremoto, dove ProgettoMondo Mlal ha un progetto di produzione agricola ancora attivo e un Progetto di emergenza ricostruzione prossimo all’avvio.
Proprio nelle scorse ore, la nostra equipe di Léogane ha quantificato i danni del terremoto che, se a Port au Prince, ha messo in ginocchio una città, in questa area prettamente rurale a soli 40 chilometri dalla capitale ma completamente tagliata fuori dagli aiuti, pare avere paralizzato ogni forma di vita.

Annota infatti il nostro coordinatore di Progetto, già sindaco di Léogane, Jean Ronel Vaillant: “Su 61 scuole, ne rimane soltanto 1; di 30 chiese anche 1, e così dei 10 ambulatori medici ne rimangono 2. Il numero di abitazioni ancora intere è di 320 unità rispetto alle 6.400 che popolavano il territorio”. I danni, ingenti ovunque, si sono fatti sentire anche nella frazione interessata dal Progetto, Matthieu. Molte delle opere realizzate grazie al Progetto “Piatto di sicurezza” sono seriamente danneggiate quando non distrutte.

Documenta ancora il nostro coordinatore haitiano Vaillant: “I prodotti alimentari conservati nel nostro Centro sono andati tutti persi, così come barattoli, bottiglie vasi di frutta e verdura. La sicurezza alimentare stessa della popolazione è in pericolo, visto che tutto il raccolto di stagione è rovinato, e anche i campi coltivati sono in parte occupati dagli accampamenti dei senza tetto e in parte in abbandono perché privi di acqua. I canali di irrigazione sono infatti tutti ostruiti dalle macerie, mentre il clima rovente di queste settimane avrebbe richiesto molta acqua. Senza contare che il banco delle nuove sementi, costituito quest’anno proprio grazie al nostro Progetto, non esiste più”.
Si tratta di una brutta notizia perché l’agricoltura, oltre ad essere l’attività centrale della nostra iniziativa di cooperazione allo sviluppo cofinanziata dall’Unione Europea, costituisce a tutti gli effetti l’unica fonte di reddito e di sopravvivenza di questa popolazione. Perso questo raccolto, si vorrebbe ora di nuovo seminare ma, appunto, mancano semi e acqua.
E negativo è anche il dato sull’allevamento di polli, avviato sempre dal Progetto: “non è sopravvissuto – recita il bollettino - nemmeno uno dei volatili destinati alla riproduzione”. Bisognerà ricominciare daccapo e reinvestire almeno 5.000 euro per riparare ai danni.
Danni ancora più gravi sono stati registrati negli altri due Centri dei nostri partner: Il Cefecacc, dedicato alla formazione degli agricoltori, ha registrato danni strutturali ai locali degli uffici e alla biblioteca, per circa 13 mila euro. Mentre il Centro del Koledel, deposito agricolo e negozio di attrezzi e sementi, ha ulteriori danni per altri 8 mila euro.
La vita fatica insomma a tornare alla normalità. Nella capitale, la presenza di tantissimi operatori internazionali, più tutto un viavai di gente arrivata ad Haiti da ogni dove, ha di fatto rimesso in moto per forza la città. Si dice che i supermercati lavorino a pieno ritmo e persino gli artisti, autori dei tradizionali quadri a tempera haitiani, sono tornati a fare affari lungo le strade. Chi ci scrive da Port au Prince ci racconta una città che ha già relegato al proprio doloroso passato il cataclisma del 12 gennaio scorso.

Ma in provincia, nelle campagne, non è la stessa cosa. Qui i riflettori non si sono né spenti, né accesi mai. Qui le popolazioni non hanno visto arrivare nemmeno le tende tanto promesse dagli organismi internazionali, e se dall’area del nostro Progetto, dove a breve confidiamo di ricostruire le prime nuove 4 scuole, ci comunicano percentuali sui danni che non sono mai inferiori al 95%, siano essi a case, scuole, ospedali, campi coltivati o chiese, è francamente difficile immaginare da cosa debba ripartire a sperare la gente.
Mentre avanza la stagione delle piogge. Che con sé porterà invariabilmente la furia degli uragani distruttori. E la popolazione comincerà a dare un nome a ciascuno di essi. Ogni anno si comincia con la A, e via via tutte le lettere dell’alfabeto quanti saranno gli uragani. Sapendo che entro l’anno si arriverà sempre alla Zeta.

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