Negli scorsi giorni é stata firmata la tregua tra Governo e comunitá amazzoniche della selva nord del Perú. Il Parlamento ha accolto le richieste delle delegazioni indigene giunte a Lima senza il loro leader Alberto Pizango - al momento rifugiato in Nicaragua - e ha accettato di ritirare alcuni dei decreti legge al centro delle contestazioni popolari. Dopo mesi di rivolte, di blocchi stradali, decine di vittime tra cui 24 poliziotti e un numero ancora da definire di manifestanti – su cui alcune agenzie di difesa dei diritti umani stanno indagando – nella regione amazzonica la situazione sta lentamente tornando alla normalitá. La gestione della terra é di nuovo in mani legittime, almeno per il momento. Le colorite delegazioni indigene stanno lasciando la capitale, le strade prese d'assedio si stanno liberando. Restano comunque da chiarire la dinamica degli scontri e il numero effettivo delle vittime e la zona nella quale si sono prodotte le maggiori violenze rimane ancora interdetta agli organi internazionali di informazione.
Il governo, passata la burrasca, continua a traballare. Il premier Yehude Simon viene attaccato da tutte le parti politiche. Da un lato lo si accusa di non aver mantenuto il polso duro con le richieste degli indigeni, che danneggiano gli accordi sul commercio internazionale stabiliti nel Trattato di Libero Commercio Perù-Stati Uniti, dall’altro di non aver agito abbastanza in fretta per impedire le violenze e i morti del 5 giugno. Senza contare che vi sono ancora 7 parlamentari senza stipendio per 120 giorni, colpevoli solamente di aver proposto la sospensione dei decreti al centro delle polemiche.
Ma il risultato piú inaspettato e sorprendente che ha prodotto questa mobilitazione di massa va ben oltre il ritiro dei due decreti. In queste settimane si é consolidata una nuova alleanza tra la selva e la sierra peruviana. Le comunitá amazzoniche riunite in AIDESEP (Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana) e le comunitá andine, tanto diverse storicamente e territorialmente, sono accomunate da un estremo isolamento e una totale emarginazione rispetto al potere centrale. Un'alleanza tra le due minoranze etniche piú numerose del paese sarebbe in grado di minacciare seriamente il sistema politico ed economico peruviano. Una grossa fetta dell'economia del paese si nutre dello sfruttamento delle risorse naturali e dell'esportazione di materie prime di cui la regione amazzonica e la fascia andina abbondano.
Diametralmente opposti sono i motivi che portano la sierra e la selva allo scontro contro il Governo di Alan Garcia. I minatori delle montagne lanciano le pietre contro le grandi industrie minerarie che chiudono i battenti (a proposito di quanti ribadiscono che il Perú non sia ancora stato colpito dalla recessione), gli indios le lanciano contro il Governo che vuol dare carta bianca alle grandi societá per sfruttare le risorse della foresta.
L'aristocrazia imprenditorial-politica di Lima si é sempre ben guardata dal concertare i suoi accordi commerciali con le comunitá locali, e questa scelta ha creato una bolla economica, politica e sociale ormai difficilissima da gestire.
LUCA SARTORELLI casco bianco in Perù per ProgettoMondo Mlal
venerdì 26 giugno 2009
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