Sará curioso osservare in questi giorni come la diplomazia peruviana reagirá nei confronti dell’ambasciata e del governo nicaraguense che, secondo fonti ufficiali, stanno concedendo asilo politico a Alberto Pizango, leader di AIDESEP, l'Associazione interetnica per lo sviluppo della foresta amazzonica peruviana che rappresenta piú di mille comunitá indigene sparse in tutto il paese. Nelle scorse settimane Evo Morales reagí molto duramente sulla decisione del governo peruviano di dare asilo a tre ex ministri del precedente governo boliviano accusati, tra le altre cose, di aver ordinato l'intervento armato per sedare le manifestazioni di La Paz del 2005, provocando una sessantina di morti.
Pizango per ora è riuscito a sfuggire al mandato di cattura che lo vede accusato di aver fomentato e provocato i recenti disordini sfociati nella terribile carneficina del 5 giugno. Il bilancio dei morti rimane a 33 indigeni e 24 poliziotti. Una proporzione perlomeno curiosa, visto che le armi piú pericolose utilizzate dalla popolazione in rivolta sono state lance e machetes. Alcune sparute testimonianze parlano di ripetute raffiche di armi semiautomatiche, attacchi con elicotteri della polizia e dell’esercito, lacrimogeni, corpi carbonizzati o gettati nelle acque del fiume Utcubamba. Analizzando la storia recente sugli infausti interventi delle forze dell'ordine in Perú, si nota una certa dimestichezza e consuetudine all'esercizio di occultare cadaveri velocemente, in fosse comuni o altre metodi che prevedono l'uso di kerosene o sacchi della spazzatura.
Da piú di due mesi dalla zona settentrionale della selva amazzonica peruviana giungono notizie di blocchi e picchetti che paralizzano le vie di comunicazione e impediscono l’accesso ai principali rifornitori di carburante. Le proteste, a carattere assolutamente pacifico, sono scaturite in seguito agli innumerevoli tentativi di dialogo falliti tra AIDESEP e il governo per trovare un accordo sul famigerato decreto legislativo 1090 per la gestione delle aree forestali.
In accordo con il Trattato di Libero Commercio con gli USA, il governo attuale ha promulgato l'anno scorso una serie di decreti che di fatto liberalizzano lo sfruttamento delle risorse naturali del paese, dall’oro al legname, senza dimenticare naturalmente il petrolio. Circa 45 milioni di ettari, ovvero il 60% della foresta amazzonica peruviana, verrebbero inclusi in questo pacchetto normativo. Inutile dire che questi provvedimenti sono stati adottati senza alcuna concertazione tra il governo e le comunitá native che da secoli abitano le foreste peruviane.
É importante che la comunitá internazionale tenga gli occhi bene aperti su ció che sta avvenendo in amazzonia e accerti il reale pericolo ecologico che soggiace nei decreti legati al libero utilizzo delle foreste indigene. Va garantita ad Alberto Pizando la possibilitá di difendersi dalle pesanti accuse che pendono sul suo capo.
Il governo peruviano dovrá affrontare e risolvere numerose questioni nel corso del complesso processo democratico che recentemente ha intrapreso, a partire dalla fuga e successiva condanna del dittatore Alberto Fujimori. Sicuramente la questione delle minoranze é uno dei nodi piú difficili. In molti segmenti della societá si trasuda discriminazione e razzismo nei confronti delle popolazioni indigene delle foreste e della zona andina. Lo si percepisce continuamente, basta osservare le politiche infrastrutturali, che priorizzano le strade della costa a quelle della sierra, o le politiche scolastiche, che non tengono conto delle altre realtá linguistiche oltre allo spagnolo, piuttosto che sanitarie, con la tragedia delle decine di bambini morti di polmonite e di freddo nelle montagne e il governo che parla di vaccino contro la febbre porcina. Basterebbe semplicemente dare un occhio alla televisione, agli annunci pubblicitari per rendersi conto di come vi siano due categorie distinte di persone nel paese: una che gode di ogni privilegio e beneficio e un’altra la cui vita vale molto meno di un accordo commerciale. I nativi e i poliziotti morti in questa strage annunciata ne rappresentano solo l'ultima e piú scabrosa manifestazione.
LUCA SARTORELLI casco bianco in Perù per ProgettoMondo Mlal
giovedì 11 giugno 2009
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