lunedì 18 marzo 2013

Papa Francesco visto da Sud

Nuove voci si aggiungono alle molte che hanno dato in questi giorni la loro opinione sul nuovo eletto Papa Francesco. In questo caso si tratta di voci che arrivano da rappresentanti illustri e autorevoli della Chiesa latinoamericana, e in particolare di quella parte militante e impegnata da sempre nella difesa dei deboli, degli emarginati e dei loro diritti.
Eduardo Rojas Zepeda, ex segretario esecutivo della Vicaria della Pastorale Sociale di Santiago del Cile, attualmente consulente per i diritti umani della Conferenza Episcopale Latinoamericana, e Monsignor Alfonso Baeza Donoso, ex Vicario della Pastorale Sociale e presidente onorario di Caritas Santiago, sono persone che Progettomondo Mlal conosce molto da vicino, essendo stati per molti anni interlocutori per numerosi progetti realizzati insieme.
Hanno diretto insieme, sin dai difficili anni di Pinochet, e poi per molto tempo dopo il ritorno alla democrazia, una delle istituzioni simbolo della resistenza alla barbarie della dittatura cilena e della difesa strenua dei diritti umani di tanti cittadini perseguitati, la Vicaria della Solidarietà appunto, trasformata poi in Vicaria della Pastorale Sociale.
A Eduardo e padre Alfonso è andato perciò naturale il nostro pensiero all’elezione del Cardinal Bergoglio a Papa. Data la loro esperienza e storia personale, avere anche la loro opinione era per noi interessante.
“Siamo rimasti tutti molto ben impressionati dai suoi primi gesti e dichiarazioni, davvero di speranza”, dice Eduardo.
Anche se né padre Alfonso né Eduardo ci hanno mai lavorato insieme, hanno entrambi buone referenze di Papa Francesco. Al tempo della Vicaria della Solidarietà non mancarono –è vero- le accuse di complicità e connivenza di vari vescovi e preti con la dittatura argentina, ma nessuna contro il Cardinal Bergoglio.
<![endif]-->Come ha sottolineato anche il premio Nobel per la pace Aldolfo Perez – Esquivel, in generale durante la dittatura la Chiesa argentina ha commesso un peccato di omissione, e questa è sicuramente una colpa che pesa sull’istituzione e che molti nel Paese non hanno perdonato.
“Ma è vero anche in Argentina – spiega ancora Eduardo – non c’è mai nemmeno stata una struttura come la Vicaria della Solidarietà, o un’iniziativa per difendere i diritti dei perseguitati coordinata dalla Conferenza Episcopale, e nemmeno un Cardinale come Raul Silva Enriquez” (fondatore della Vicaria della Solidarietà e nemico dichiarato di Pinochet).
Ma queste azioni non nascono dal niente: in Cile la Chiesa cilena ha promosso la riforma agraria, e già dagli anni ’50 aveva prodotto documenti firmati da tutti i vescovi sulle tematiche della giustizia sociale, cosa che non era avvenuta in Argentina, dove, mancando l’esperienza di una collaborazione sul piano politico e sociale, non è mai stata nemmeno data l’occasione per una rapida e costruttiva reazione alla tragedia della dittatura. C’è stato invero lo spazio per azioni individuali, come quelle attribuite al Cardinal Bergoglio, per salvare persone singole, aiutandole a nascondersi o a uscire dal Paese, ma non interventi a forte impatto politico.
Le ombre di un passato così tragico, e non ancora risolto, non possono ovviamente essere ignorate. Ogni latinoamericano che abbia svolto un ruolo pubblico durante quegli anni ne porta infatti traccia su di sé e deve, in qualche modo, renderne conto.
Ciò nonostante - ci dicono i nostri autorevoli amici cileni - l’elezione di Papa Francesco è comunque un evento che dà speranza anche ai migliori protagonisti della Chiesa e della società latinoamericana, che seppure non dimenticano il passato sono consapevoli di avere a che fare con un cambiamento di portata storica. Ecco perché tutti in Sudamerica si augurano che, ben alimentate dai primi passi compiuti dal nuovo Papa, queste aspettative non vengano deluse.

Francesco Pulejo
ex cooperante ProgettoMondo Mlal Cile

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